30 aprile 2020 11:29

Lo stato di emergenza annunciato dal primo ministro Shinzō Abe il 7 aprile a causa della pandemia provocata dal nuovo coronavirus ha messo in agitazione i poveri di Tokyo che vivono negli internet caffè e nei manga caffè. La chiusura di strutture del genere, compresi questi particolari bar, rischia di lasciare in mezzo alla strada persone già vulnerabili.

Poco dopo le sette di sera del 7 aprile, in un internet caffè al settimo piano di un edificio commerciale nel quartiere di Asakusa, a Tokyo, un operaio di 52 anni che lavora a giornata ha collegato un paio di cuffie da cento yen (0,86 euro) a un televisore per ascoltare il primo ministro Shinzō Abe che dichiarava lo stato di emergenza. “Alla fine ci siamo”, ha mormorato.

L’uomo ha cominciato a vivere nell’internet caffè circa tre anni fa. Il costo mensile è di 80mila yen (circa 690 euro) al mese, e nelle sale “completamente private” che possono essere chiuse a chiave si trova uno spazio equivalente a due tatami (circa 3,65 metri quadrati) dove sopravvivere. Ci sono anche una sala comune con docce e lavatrici a gettoni. In fondo, racconta, è possibile condurre una vita normale vivendo lì.

Poco margine d’azione
Nato nella periferia di Tokyo, in precedenza ha lavorato nel settore edilizio. Il gioco d’azzardo però l’ha portato alla rovina. Per un po’ ha vissuto nel dormitorio dell’impresa edilizia, poi si è reso conto di non riuscire a condividere una grande camerata con altre persone e alla fine ha continuato a gravitare intorno agli internet caffè. I suoi genitori sono morti e non ha nessuno a cui rivolgersi.

Per il momento riceve i dettagli su un lavoro del giorno successivo attraverso un messaggio inviato da un’agenzia di collocamento. Di solito lo mandavano a lavorare nei cantieri, ma dalla fine di marzo sono aumentati i giorni in cui non ha lavorato.

Con la settimana lavorativa scesa da sei a tre giorni, in un mese adesso riuscirà a mettere insieme circa 120mila yen (1.035 euro), la metà rispetto al solito. Una volta tolte le spese per l’alloggio e per le necessità quotidiane, gli resta pochissimo margine.

Ha già cercato in passato un altro posto dove vivere rivolgendosi alle agenzie immobiliari, ma ha avuto problemi con la caparra e non ha da parte i soldi per la “buonuscita” che di solito si paga al padrone di casa. Poiché anche la sua patente di guida è scaduta e non ha un’idea chiara di dove poter richiedere un certificato di residenza, racconta, gli agenti immobiliari non gli hanno dato ascolto. “Molto tempo fa avevo uno shih tzu. Mi sarebbe piaciuto prendere un posto in affitto e poter tenere un altro cane”, racconta sommessamente.

Persone come le vittime di violenza domestica o chi non ha un posto dove si sente al sicuro finiscono spesso a vivere negli internet caffè

Un uomo di 33 anni che vive negli internet caffè della capitale ormai da sette anni ha raccontato di aver deciso di chiedere ospitalità a un amico che vive nella regione del Kansai, nel Giappone occidentale.

“Mi è già capitato due volte in passato di restare senza un tetto. Non voglio assolutamente ritrovarmi in quella condizione”, ha detto. Poi però ha aggiunto: “Per persone che, come me, vivono alla giornata questo è l’unico posto su cui possiamo contare per ricevere supporto. Ci sono anche molte persone più anziane, che rischiano di finire per strada. Spero davvero che qualcuno possa aiutarli”.

Kaori Muto, docente specializzata in salute all’Istituto di scienze mediche dell’università di Tokyo e membro di un comitato governativo di esperti sul nuovo coronavirus, ha sottolineato i pericoli che la chiusura degli internet caffè potrà causare per alcuni membri della società. “Persone come le vittime di violenza domestica o chi non ha un posto in cui si sente al sicuro finiscono spesso a vivere negli internet caffè. La loro chiusura, anche se temporanea, dovrebbe andare di pari passo con la garanzia di altre sistemazioni e forme di sostegno per loro”, ha detto.

Muto ha aggiunto: “C’è anche la possibilità che casi di violenza e maltrattamenti domestici aumentino perché le persone non possono lasciare le loro case. Le contromisure per il nuovo coronavirus dovrebbero prevedere un sostegno per queste persone”.

Anche Tsuyoshi Inaba, vicedirettore del Tsukuroi Tokyo fund che sostiene le persone che vivono negli internet caffè o per strada, ha sottolineato i possibili pericoli derivanti dalla chiusura di queste strutture. “La progressiva chiusura degli internet caffè e di strutture simili farà lascerà le persone che ci vivono senza un posto dove dormire. È essenziale un piano per fornire alloggi”, dice.

Riguardo alle misure dell’amministrazione di Tokyo ha detto: “Oltre ai progetti di aiuti esistenti e all’offerta di camere di albergo e case vuote come alloggi, vorrei vedere estesi i requisiti di idoneità e i servizi di consulenza rispondere rapidamente alle richieste”.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Quest’articolo è uscito sul quotidiano giapponese Mainichi Shimbun.

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