08 marzo 2024 11:09

Secondo uno studio pubblicato su Royal Society Open Science, tra il 2013 e il 2021 circa settemila megattere potrebbero essere morte di fame a causa dell’ondata di calore marina più intensa mai registrata.

Alla fine degli anni settanta questi cetacei erano stati spinti sull’orlo dell’estinzione dalla caccia indiscriminata, ma grazie alla moratoria imposta dalla commissione internazionale per la caccia alle balene a partire dal 1986 il loro numero era tornato a crescere rapidamente.

Analizzando un database che registra le osservazioni di cetacei, gli autori hanno stimato che tra il 2002 e il 2012 la popolazione di megattere nel Pacifico settentrionale era raddoppiata, toccando un picco di più di 33mila esemplari. Ma invece di stabilizzarsi gradualmente, come si aspettavano gli studiosi, negli anni successivi era nuovamente crollata del 20 per cento.

Gli scienziati hanno attribuito il calo agli effetti del cosiddetto blob, una vasta area di acqua calda comparsa alla fine del 2013 al largo della costa occidentale del Nordamerica, dovuta a un sistema di alta pressione eccezionalmente duraturo che aveva limitato la dissipazione del calore dell’oceano nell’atmosfera. Il fenomeno, prolungato dagli effetti del Niño, era durato fino al 2016.

La temperatura dai 3 ai 6 gradi più alta del normale ha ridotto la quantità di nutrienti nelle acque, limitando la crescita del fitoplancton, le alghe microscopiche alla base della catena alimentare dell’oceano.

Questo ha avuto ripercussioni a cascata su tutto l’ecosistema, riducendo la quantità di cibo per le megattere e per altri animali, come i pulcinella, le foche e i leoni marini, i cui numeri sono calati in modo significativo nello stesso periodo.

Anche anomalie meno intense, come quella osservata nel 2021, possono avere effetti negativi sulla popolazione delle megattere, che usano le acque fredde e ricche di nutrimento del Pacifico settentrionale per accumulare riserve di grasso prima di migrare verso le zone di riproduzione nella fascia tropicale.

Dato che il cambiamento climatico sta rapidamente aumentando la frequenza e l’intensità delle ondate di calore marine, le conclusioni dello studio hanno implicazioni preoccupanti per il futuro di questi animali.

Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta.

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