23 marzo 2021 15:40
  • Di fronte all’aumento dei contagi, il governo tedesco ha deciso di estendere le misure restrittive, introdotte alla fine del 2020, almeno fino al 18 aprile, con misure più severe nei giorni prima di Pasqua, quando saranno chiusi tutti i negozi. La cancelliera Angela Merkel ha invitato tutti a limitare i contatti. Le aziende dovranno incoraggiare il lavoro a distanza e saranno invitate a proporre ai dipendenti almeno due tamponi alla settimana. È stata scartata l’ipotesi di coprifuoco regionali, così come la chiusura delle scuole, già imposta tra da dicembre a febbraio, revocata per alcune classi, ma rimasta in vigore per la gran parte degli studenti, che seguono interamente o parzialmente a distanza le loro lezioni. La decisione della proroga è stata presa dopo che nella settimana tra il 14 e il 21 marzo la Germania ha registrato una media settimanale di 103 nuovi contagi ogni centomila abitanti, al di sopra della media settimanale di cento nuovi casi su centomila introdotta dalle autorità per stabilire se e quando inasprire le misure di contenimento.
  • Negli Stati Uniti, l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (Niaid) ha raccolto le preoccupazioni del comitato indipendente di monitoraggio delle sperimentazioni cliniche (Dsmb) riguardo alla possibilità che l’azienda AstraZeneca “possa aver incluso informazioni non aggiornate” nei dati riguardanti le sperimentazioni del suo vaccino contro il coronavirus. Questi dati non aggiornati, secondo il Niaid, potrebbero “aver fornito una visione incompleta riguardo all’efficacia” del vaccino. Il comunicato del Niaid, diretto Anthony Fauci, è arrivato poco tempo dopo che l’azienda aveva rilasciato dati ad interim, non ancora pubblicati, di un’efficacia del 79 per cento nel prevenire il covid-19 sintomatico nella popolazione generale e del 100 per cento nella prevenzione di forme gravi della malattia e dell’ospedalizzazione. I dati sono tratti da una nuova sperimentazione arrivata in fase tre e condotta su 32mila persone volontarie negli Stati Uniti, in Cile e in Perù, con il sostegno economico dell’agenzia federale statunitense che finanzia le ricerca tecnologica nella lotta alle malattie (Barda) e dei centri nazionali per ricerca medica (National institutes of health). Fauci ha detto che si tratta di un “ottimo vaccino” e ha sollecitato l’AstraZeneca a collaborare con il Dsmb “per revisionare i dati sull’efficacia e assicurare che siano resi pubblici il più presto possibile dati sull’efficacia più accurati ed aggiornati”. Il vaccino dell’AstraZeneca non è ancora autorizzato all’uso negli Stati Uniti.
  • Le autorità sanitarie sudafricane hanno venduto le dosi inutilizzate del vaccino AstraZeneca a 14 paesi dell’Unione africana. In febbraio il Sudafrica aveva interrotto la somministrazione del farmaco perché aveva mostrato scarsa efficacia contro la variante scoperta per la prima volta dai laboratori sudafricani e ora diventata dominante nel territorio.
  • Negli Emirati Arabi Uniti il distributore del vaccino cinese della Sinopharm offrirà una terza dose a una piccola parte della popolazione, poiché la doppia dose somministrata a queste persone non ha prodotto un livello sufficiente di anticorpi.
  • L’Ungheria ha approvato l’uso di emergenza di altri due vaccini che non rientrano nel piano di acquisto dell’Unione europea. Si tratta del Convidecia, prodotto dalla cinese Cansino biologics, e del Covishield, il vaccino dell’AstraZeneca prodotto su licenza in India dal Serum Institute. In Ungheria sono in uso il russo Sputnik V, il vaccino Bbibp-Corv della Sinopharm, e gli altri approvati dall’Agenzia europea del farmaco. Nel paese finora è stato vaccinato il 16 per cento della popolazione (nell’Ue la media è del 9 per cento), tuttavia la situazione è in peggioramento: secondo i dati della Johns Hopkins university, il tasso ungherese di decessi da covid-19 per milione di abitanti è il sesto al mondo, più alto anche di quello del Regno Unito. Finora il paese, che ha dieci milioni di abitanti, ha registrato 18.451 decessi dovuti al covid-19.
  • Taiwan ha aperto la sua campagna di vaccinazione il 22 marzo somministrando le dosi del vaccino AstraZeneca (l’unico finora approvato dalle autorità di Taipei) anche al premier Su Tseng-chang e al ministro della salute Chen Shih-chung. Taiwan è uno dei paesi che hanno affrontato bene la pandemia: i casi totali finora sono 1.006 e dieci morti, su una popolazione di 24 milioni di abitanti.
  • In Yemen, da sei anni teatro di una ininterrotta guerra civile, il comitato nazionale per il coronavirus ha chiesto al governo (riconosciuto dalla comunità internazionale) di proclamare uno stato di emergenza sanitaria, aiutando gli ospedali e il personale sanitario, di imporre un parziale coprifuoco, di vietare le feste di nozze, di chiudere i negozi e le moschee negli orari non di preghiera, sottolineando che il fragile sistema sanitario è ormai in rovina, e che nella settimana appena trascorsa i nuovi casi giornalieri registrati sono stati più di cento, in forte aumento dall’inizio dell’anno. I dati ufficiali riportati dall’inizio della pandemia parlano di 3.500 casi, inclusi 771 decessi, ma le attività di test e tracciamento sono scarse e molti ospedali non sono equipaggiati a stabilire le cause delle morti. Elementi che fanno temere che i numeri siano sottostimati.
  • Il Vietnam ha approvato l’uso del vaccino russo anticovid Sputnik V, ma i tempi di consegna delle dosi sono ancora da definire. Nel paese è già in uso il vaccino dell’AstraZeneca che finora è stato somministrato a 36mila persone. Anche il Vietnam, che ha 95 milioni di abitanti, è tra i paesi che hanno affrontato la pandemia con risultati meno gravi che nel resto del del mondo: finora sono ufficialmente 2.575 i contagi e 35 i decessi legati al covid-19.
  • Il governo danese potrebbe decidere di allentare alcune restrizioni permettendo la riapertura di parrucchieri e centri benessere oltre a una parziale ripresa della scuola in presenza dopo il 6 aprile. In Danimarca i contagi sono in calo dopo il confinamento imposto a dicembre e prorogato fino al 5 aprile per contrastare le varianti del virus. Molte delle riaperture avverranno usando il cosiddetto passaporto del coronavirus, che servirà a mostrare se la persona titolare del documento è stata vaccinata, oppure è già stata infettata oppure ha eseguito un tampone nelle 72 ore precedenti. I centri commerciali riapriranno il 21 aprile, mentre cinema, sale da concerto e ristoranti potranno riaprire agli inizi di maggio. La premier Mette Frederiksen ha specificato che il lockdown sarà eliminato del tutto non appena sarà stata vaccinata tutta la popolazione sopra i 50 anni, indicando giugno come mese nel quale raggiungere questo obiettivo. Il governo ha annunciato che estenderà le misure di aiuto economico fino a luglio.
  • Nella Repubblica Ceca i decessi causati dal covid-19 hanno superato i 25mila, segnando un raddoppio in meno di tre mesi. Anche questo paese dell’Europa orientale, con una popolazione di dieci milioni di abitanti, registra uno dei più alti tassi di letalità dovuti alla pandemia, e nonostante da ottobre siano chiusi quasi tutti i negozi, i ristoranti e le scuole i numeri dei contagi (che in totale sono stati 1,48 milioni) stanno cominciando a calare solo da poco tempo. Secondo i dati dell’ufficio di statistica ceco il numero di decessi nel paese è cresciuto del 15 per cento nel 2020, ed è stato il più alto registrato dal 1987.
  • Nel Regno Unito il 23 marzo è stato celebrato il giorno nazionale della riflessione per ricordare il primo confinamento entrato in vigore esattamente un anno fa e le oltre 126mila persone morte finora nel paese a causa della pandemia.
  • Negli Stati Uniti gli oncologi stanno vedendo più casi di tumori maligni avanzati non diagnosticati, scrive il New York Times, che potrebbero essere imputabili al calo degli screening; molti appuntamenti per mammografie e altri test per rilevare potenziali tumori sono infatti stati cancellati o rinviati durante i confinamenti. I dati statunitensi di Epic health research network avevano contato centinaia di migliaia di screening in meno rispetto al 2019. A metà giugno le indagini diagnostiche per i tumori al seno, al colon e al collo dell’utero erano dal 29 per cento al 36 per cento inferiori ai livelli prepandemia. Anche il timore delle persone di contagiarsi ha rallentato il ricorso ai test diagnostici e alle cure. Alcuni pazienti hanno ignorato i loro sintomi il più a lungo possibile prima di rivolgersi al medico. “Non stupisce che ora stiamo vedendo pazienti con tumori avanzanti al seno e al colon-retto”, ha affermato l’oncologo Lucio N. Gordan, presidente del Florida cancer specialists & research institute. Individuare i tumori in fase più avanzata significa una minore probabilità di guarigione e un maggior bisogno di terapie. Ora i servizi diagnostici hanno ripreso regolarmente ma non tutti possono usufruirne a causa della recessione economica. Molti statunitensi non possono permettersi un’assicurazione sanitaria oppure, anche se ne hanno una, non possono permettersi franchigie o partecipazioni ai costi. “Sappiamo che i tumori sono là fuori”, ha affermato Barbara L. McAneny, amministratrice delegata del New Mexico oncology hematology consultants ed ex presidente della New Mexico cancer center foundation. “Lo stiamo vedendo, in particolare con i più poveri che vivono comunque ai margini”.

(Ha collaborato Laura Tonon)

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