25 giugno 2020 12:04

Una notifica sul telefono che avverte di essere entrati in contatto con una persona positiva al covid-19. È così che funzionano nella maggior parte del mondo le app di tracciamento pensate per arginare i contagi da coronavirus. In Italia si chiama Immuni ed è stata rilasciata lo scorso 1 giugno.

In Europa ogni paese ha deciso di agire per conto proprio, non esistono strumenti di tracciamento comuni e integrati. Gli approcci seguiti sono di due tipi: Germania, Italia, Svizzera, Austria e altri hanno scelto di costruire i propri strumenti a partire da un codice sorgente fornito da Apple e Google, con una tecnologia basata sull’exposer notification e il bluetooth. Il modello è stato chiamato “decentrato” perché i dati raccolti dalle app rimangono sui telefoni degli utenti, non sono trasferiti a un server centrale. Si tratta del modello che al momento garantisce meglio la tutela della privacy. Al contrario, paesi come la Francia hanno optato per un sistema centralizzato, sviluppato ad hoc, senza basarsi sul protocollo messo a disposizione dalle due multinazionali.

Tracciare i contatti, una sfida per la tecnologia e la privacy


Il meccanismo alla base delle varie app genera un codice identificativo anonimo, che viene scambiato tramite bluetooth ogni volta che si è nelle vicinanze di un altro utente. Se uno di questi utenti risulta positivo al covid-19, una notifica raggiunge tutti quelli che vi sono entrati in contatto. Naturalmente, ci sono anche molte differenze che vale la pena vedere più da vicino.

Italia, Immuni

Disponibile sugli store di Apple e Google, Immuni usa la tecnologia bluetooth per comunicare con gli altri telefoni nelle vicinanze. Una notifica avvisa chi è entrato in contatto con qualcuno risultato positivo ai test, dandogli così la possibilità di effettuare test a sua volta e adottare eventualmente le misure di precauzione per contenere il diffondersi del virus. Quando viene riscontrato un nuovo caso positivo da parte di ospedali o delle aziende sanitarie locali (Asl), gli operatori, dietro consenso della persona contagiata, potranno inserire un codice nel sistema che invierà una notifica agli utenti con i quali quella persona è entrata in contatto.

Immuni non trasmette dati a un sistema centrale. Non registra nomi e cognomi, né altri elementi che possano ricondurre all’identità della persona positiva al virus o di chi abbia avuto contatti con lei. Il tracciamento avviene esclusivamente tramite codici alfanumerici. Per sviluppare il sistema è stato tenuto conto del parere del Garante per la protezione dei dati personali. L’app è gratuita e il suo utilizzo è volontario. Il bacino di potenziali utenti in Italia si aggira intorno ai trenta milioni di cittadini, se al totale della popolazione si sottraggono i minori di quattordici anni e chi non ha accesso a Internet tramite uno smartphone. Il successo di un’app come Immuni è dato dal numero di persone che la scaricheranno. Finora l’hanno fatto 2,7 milioni di italiani.

Francia, StopCovid

Dallo scorso 2 giugno in Francia è disponibile la app per il tracciamento dei contatti StopCovid, che funziona tramite tecnologia bluetooth e si utilizza su base volontaria. StopCovid traccia i contatti avvenuti nelle due settimane precedenti all’eventuale contagio.

Come ha spiegato il governo francese: “Il principio è il seguente: avvertire le persone che sono state vicine a una persona positiva, in modo che possano essere curate al più presto, il tutto senza mai sacrificare le nostre libertà individuali”. L’app è stata progettata da una task force guidata dal governo, in collaborazione con il principale operatore telefonico Orange Sa, l’azienda di software Dassault systemes Se, e Inria, l’istituto francese di ricerca per la scienza e la tecnologia digitale. A differenza di altri paesi, la Francia ha scelto dunque di far progettare la sua app ad aziende ed enti nazionali. Finora è stata scaricata 1,9 milioni di volte e ha avvertito solo quattordici persone.

Regno Unito

Il Regno Unito non si è ancora dotato di una vera e propria app per il tracciamento. Come spiega la Bbc, se un cittadino britannico sviluppa dei sintomi, fa il test e risulta positivo al covid-19, un operatore del servizio sanitario nazionale (Nhs) lo contatta via sms, email o telefono e gli chiede di accedere al sito Nhs test and trace. Sul sito viene chiesto di fornire alcune informazioni personali come nome, data di nascita, codice postale, conviventi, luoghi visitati di recente, nomi e numeri di telefono di persone con cui si è entrati in contatto nei nove giorni precedenti alla comparsa dei sintomi. Il servizio sanitario garantisce la privacy di chi è positivo. L’Nhs chiede poi a coloro che risultano positivi di autoisolarsi per due settimane.

Il governo britannico ha testato un’app di tracciamento sull’isola di Wight, ma lo scorso 17 giugno il ministro della salute ha detto che il governo avrebbe abbandonato il progetto, prendendo in considerazione l’idea di basarsi sulla tecnologia fornita da Apple e Google, sulla scia di Italia e Germania.

Germania, Corona-Warn-App

L’app tedesca è stata lanciata il 15 giugno 2020 ed è costata circa venti milioni di euro. Il suo funzionamento è simile a quello delle altre e si basa sulla tecnologia bluetooth low energy – una tecnologia per un maggiore risparmio energetico –, che memorizza i dati sui telefoni senza trasferirli su un server centrale. Fin dalle prime ore dal suo lancio, complice un’ampia campagna mediatica, l’applicazione è stata scaricata da milioni di cittadini (6,5 milioni in un solo giorno).

Cina, Alipay Health Code

Se in Europa nel bilanciamento tra efficacia dell’app e tutela della privacy ha prevalso quest’ultima, in Cina è andata diversamente. Il controllo sui cittadini ha avuto la meglio. Le applicazioni scelte dal governo cinese per il tracciamento dei dati vanno nella direzione di un monitoraggio massiccio degli spostamenti.

Il governo cinese ha utilizzato un sistema di codici sanitari basato su tre colori per controllare i movimenti delle persone e frenare la diffusione del nuovo coronavirus.

Ogni cittadino deve rispondere ad alcune domande, in base a queste risposte l’app genera dei codici che indicano lo stato di salute di quella persona. Il verde indica il via libera agli spostamenti, il giallo che si è stati a contatto con un potenziale infetto e il rosso che bisogna stare a casa. Come spiega la Cnn, i lavoratori cinesi devono mostrare il codice sui telefoni a un poliziotto per dimostrare che sono negativi al virus e che possono quindi muoversi e andare in ufficio.

Australia, COVIDSafe

Rilasciata il 26 aprile, con largo anticipo rispetto a quelle dei paesi europei, COVIDSafe è stata scaricata già nelle primissime ore da milioni di cittadini.

Utilizza il segnale bluetooth per scambiare un segnale con un altro utente quando i due si trovano entro un raggio di 1,5 metri. L’app registra questo contatto e lo traduce in un linguaggio crittografato. Gli utenti sono avvisati se sono stati a contatto per più di 15 minuti con chi è risultato positivo.

COVIDSafe chiede a tutti di fornire età, numero di telefono, codice postale e nome, che può essere anche un nickname. Tutti i dati forniti e raccolti sono cancellati dopo 21 giorni o quando si cancella l’app dal telefono. “Neanche un ordine del tribunale consentirebbe alla polizia di accedere ai dati sensibili degli utenti”, hanno dichiarato le autorità.

Giappone, Cocoa

Il ministero della salute giapponese ha rilasciato la sua applicazione il 19 giugno. “L’app non raccoglie dati personali. Le persone possono usarla senza preoccupazioni”, ha detto il primo ministro Shinzo Abe, incoraggiando le persone a scaricarla. Nei primi tre giorni sono stati registrati 2,7 milioni di download.

Quando chi la utilizza entra in contatto con qualcun altro che ce l’ha attiva a una distanza di un metro per 15 minuti o più, i telefoni ne tengono conto in maniera crittografata, anche in questo caso utilizzando la tecnologia bluetooth.
Il dato rimane sugli smartphone al massimo quattordici giorni prima di essere cancellato automaticamente. Se un utente risulta positivo e lo segna nell’app, gli altri utenti che gli si avvicinano riceveranno una notifica. Ognuno è identificato da un numero, niente dati personali. Le informazioni sull’orario e sul luogo di contatto non possono essere conosciute dal governo e dagli altri utenti dell’app.

Singapore, TraceTogether

Anche la app usata a Singapore si basa sulla tecnologia bluetooth. Sul sito del governo ci sono molte rassicurazioni sulla privacy e si sottolinea che nessun dato sensibile sarà diffuso. L’identità degli utenti è anonima e i dati sono raccolti sotto forma di informazioni criptate che rimangono sul telefono dell’utente. A oggi è stata scaricata da poco più di due milioni di persone.

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