Maya Goded
El rastro de la serpiente
Editorial RM con El Mojado Ediciones
Cinque anni di viaggi attraverso Messico, Bolivia, Cile, Panamá e Nuovo Messico hanno dato vita a una video-installazione e al nuovo libro della fotografa messicana Maya Goded. Il serpente, emblema di saggezza femminile e rigenerazione, fa da guida lungo un percorso di scoperta e guarigione. Le immagini ci conducono attraverso foreste, fiumi e deserti, e si intrecciano con le foto di famiglia della fotografa, documenti storici e i ritratti delle donne che Goded ha incontrato. Il cofanetto bilingue spagnolo-inglese contiene due libretti: uno raccoglie tre testi, tra cui un saggio storico-antropologico della curatrice messicana Ángeles Alonso Espinosa; l’altro, composto da tre fascicoli giustapposti, mescola le immagini con brevi riflessioni di Goded. È un libro che deve essere aperto con entrambe le mani, perché due dei fascicoli sono pensati per essere sfogliati insieme, specularmente verso l’esterno, guidando il lettore alla segnatura centrale. Alcune foto di questo lavoro sono pubblicate nel numero speciale Storie (Internazionale 1646), in edicola dal 23 dicembre. (Elena Boille)
Barbara Debeuckelaere e le donne di Tel Rumeida
’Om/Mother
The Eriksay Connection
Dopo diversi viaggi in Cisgiordania, la fotografa Barbara Debeuckelaere è entrata in contatto con la comunità di Tel Rumeida, un quartiere di Hebron tra i più esposti alle violenze dei coloni israeliani. Questo libro è il risultato di un lavoro collettivo con le donne del quartiere, a cui ha consegnato delle fotocamere analogiche e ha chiesto di documentare le loro vite quotidiane. Ne è venuto fuori un diario poetico in cui gli errori tecnici restituiscono un racconto intimo e a volte astratto. Una bellezza spiazzante che si fa largo tra l’occupazione e il genocidio del popolo palestinese. (Giovanna D’Ascenzi)
Dennis Morris
Music+Life
Thames & Hudson
Ad appena undici anni Dennis Morris pubblicò una fotografia sulla prima pagina del Daily Mirror, a quattordici era in tournée con Bob Marley, a cui scattò uno dei ritratti più noti, mentre rideva avvolto nel fumo di marijuana. Soprannominato nel suo quartiere “Mad Dennis” per la dedizione totale alla fotografia, Morris ha raccontato per tutta la vita l’esperienza dei britannici di origine giamaicana, la comunità afro-caraibica. I ritratti in bianco e nero realizzati nell’Hackney dei primi anni settanta costituiscono il nucleo più potente e meno conosciuto del suo lavoro. Morris ha raccontato la comunità di cui faceva parte: i primi sound system reggae, le manifestazioni per il diritto alla casa, i bambini per strada, le giovani coppie. Immagini che documentano un’esperienza collettiva raramente rappresentata all’epoca, segnata da difficoltà materiali, ma attraversata da un forte senso di appartenenza e dignità. (Maysa Moroni)
Siri Kaur
Sistermoon
Void
Due sorelle con madri diverse e stesso padre. La più grande è la fotografa, la più giovane la sua musa. La prima è timida, la seconda sicura di sé. Il libro raccoglie trent’anni di immagini in cui le due donne collaborano alla creazione di un diario visivo incentrato sul mondo femminile, in cui s’intrecciano infanzia, età adulta e esperienza della maternità. La natura fa sempre da sfondo e rende l’atmosfera del volume quasi fiabesca. Nelle ultime pagine le due sorelle prendono voce in un flusso di coscienza in cui s’interrogano su cosa significa mostrarsi ed essere guardate, e sul ruolo delle donne nel mondo dell’arte. (Rosy Santella)
Amy Friend
Firelight
L’Artiere
Mentre guardava delle foto di famiglia insieme alla nonna, Amy Friend si è chiesta: cosa succede alle immagini quando nessuno ricorda più la loro storia? Ha così deciso di raccogliere fotografie d’epoca risalenti agli anni venti-quaranta, provenienti da vecchi album di famiglia, mercatini e ricerche online e le ha bucherellate delicatamente. Le ha poi retro-illuminate e rifotografate. I piccoli fori luminosi evocano un senso di magia e nostalgia. È il suo modo per ridare vita a immagini che nessuno guardava più. (Mélissa Jollivet)
Pia-Paulina Guilmoth
Flowers drink the river
Stanley/Barker
Il libro è stato realizzato mentre la sua autrice affrontava una transizione di genere in una piccola comunità rurale e conservatrice nel Maine, negli Stati Uniti. In queste immagini Guilmoth costruisce un racconto onirico, dove l’inquietudine di diventare una donna in un ambiente sociale poco accogliente serpeggia costantemente insieme all’euforia del suo percorso di trasformazione. Stati d’animo contrastanti che affronta attraverso un rituale mistico tra boschi, corpi e animali, alla ricerca di un regno magico dove sentirsi al sicuro. (Giovanna D’Ascenzi)
Dante Alighieri, Roger Ballen
A cura di Didi Bozzini
Inferno
Postcart
Per la prima volta nella storia dell’editoria, l’Inferno di Dante Alighieri viene pubblicato in edizione integrale con un apparato visivo interamente fotografico. Il progetto è nato dall’intuizione del curatore Didi Bozzini, che ha chiesto all’artista visionario Roger Ballen di scegliere dal suo archivio le immagini da associare ai versi danteschi. Un volume corposo, che trascina chi guarda negli abissi dell’animo umano. Un susseguirsi di immagini primitive e spettrali – create con vernice spray, resina, pennelli e strumenti affilati usati su superfici di vetro – danno vita a quello che secondo Ballen “non è un luogo di fantasia, ma una realtà psicologica che già abitiamo”. Parliamo del libro nel podcast Il Mondo cultura il 20 dicembre. (Rosy Santella)
Jean-Claude Delalande
Du côté de chez soi
Filigranes Éditions
Questo è uno dei tanti libri recenti di cui avevamo parlato con Christian Caujolle, il critico e curatore che dal 2008 collaborava con Internazionale, morto il 20 ottobre di quest’anno. “Jean-Claude Delalande era un fotografo amatoriale nel vero senso della parola”, mi aveva scritto Christian. “Per tutta la vita ha realizzato degli autoritratti, con la moglie e con il figlio. Aveva partecipato solo a poche mostre collettive sul tema della famiglia. Poi l’anno scorso ha ricevuto il premio Viviane Esders, uno dei più prestigiosi in Francia. Ma è morto improvvisamente prima di poter terminare il suo unico libro e la sua mostra”. Il volume, completato dalla moglie e dall’editore, è un racconto sincero e commovente di più di trent’anni di vita familiare, con il fascino della registrazione implacabile del tempo che passa. Niente è lasciato al caso, gli scatti non hanno nulla di spontaneo, sono messe in scena studiate nel dettaglio, per raccontare con ironia la quotidianità del mondo moderno. (Elena Boille)
Giulia Piermartiri e Edoardo Delille
Atlas of the new world
L’Artiere
Dal 2019 Edoardo Delille e Giulia Piermartiri cercano di immaginare come sarà il mondo tra qualche anno, nell’era della crisi climatica. Viaggiando tra i continenti hanno raccolto storie e testimonianze degli abitanti di diverse aree del mondo minacciate da incendi, inondazioni, scioglimento dei ghiacciai e innalzamento dei mari, e hanno cercato immagini di paesaggio che potessero rappresentare questi cambiamenti. Le hanno poi proiettate sulle persone incontrate nel loro percorso e hanno fatto un nuovo scatto. Il risultato è una serie di fotografie oniriche e inquietanti, proiezioni metaforiche di un futuro non troppo lontano. (Mélissa Jollivet)
Matteo De Mayda
Brilla sempre
Witty Books
Serenella di mestiere faceva la pulitrice. Suo figlio Matteo di mestiere fa il fotografo. Quando la madre è morta dopo tanti anni di malattia, De Mayda ha deciso di continuare a cercarla nei luoghi dove lei andava a lavorare ogni giorno: i palazzi e i cortili della provincia di Treviso. Il suo sguardo si sovrappone a quello della madre in una raccolta di fotografie rigorose nella composizione, senza presenza umana, dove uno zerbino arrotolato con cura accanto a una porta di casa o un pavimento in graniglia, scintillante perché illuminato dal sole, diventano tracce di una vita intera, evocando insieme cura, fatica e assenza. C’è una tenerezza sottile nelle immagini di questo libro, che diventano uno strumento di elaborazione del lutto mentre l’autore rende omaggio alla madre e a un mestiere spesso invisibile, che in questo racconto visivo è pieno di luce. (Maysa Moroni)
Martin Parr, Wendy Jones
Utterly lazy and inattentive. Martin Parr in words and pictures
Penguin Books
Martin Parr è morto il 6 dicembre 2025. Come scrive l’autrice Wendy Jones nell’introduzione di questa autobiografia a cui ha lavorato insieme a lui, “Parr è stato un genio che ha cambiato la fotografia, che ha visto più di quanto la maggior parte di noi riesca mai a vedere”. Per realizzare il volume hanno visionato quasi cinquantamila immagini, tratte dagli album di famiglia e dall’archivio fotografico di Parr. Ne hanno scelte 150. Ognuna è accompagnata da un commento in cui Parr confida aneddoti personali, passioni e racconta il dietro le quinte del suo lavoro. Il libro perfetto – ironico e commovente, come molte delle immagini scattate da Parr – per avvicinarsi a uno dei grandi artisti del nostro tempo. (Rosy Santella)
Anton Corbijn
Corbijn, Anton
Hannibal Books
Con il suo bianco e nero sgranato e i profondi contrasti, il fotografo e regista olandese ha segnato l’immaginario rock per almeno un ventennio. La sua carriera è cominciata nel Regno Unito, alla fine degli anni settanta, dove incontrò i Joy Division e a cui ha dedicato nel 2007 il suo primo e più riuscito lungometraggio, Control. È diventato uno dei fotografi musicali più richiesti e apprezzati, grazie in particolare alle sue collaborazioni con gli U2 e i Depeche Mode. Questo tomo che supera le cinquecento pagine, ricche di immagini, testi e annotazioni personali, ne è la celebrazione definitiva. (Giovanna D’Ascenzi)
Eiji Ohashi
Roadside lights 2020-2025
Case Publishing
Da quando nel 2008 la luce soffusa di un distributore automatico lo aiutò a ritrovare la strada durante una tempesta di neve, Eiji Ohashi ha cominciato la sua lunga e fortunata serie di “paesaggi con distributore”. Ma quello che inizialmente era un semplice documento della quotidianità in Giappone, con i suoi cinque milioni di macchinette che vendono di tutto, si è trasformato in un poetico studio sulla luce, sul paesaggio e sulla solitudine. Nel suo ultimo libro Eiji Ohashi rivolge l’obiettivo alle notti innevate della sua Hokkaido, dove i distributori, ormai simbolo di una modernità un po’ appassita, ricordano l’alienazione delle persone che oggi “lavorano instancabilmente giorno e notte senza mai sentirsi gratificate”, come dice il fotografo. Il suo auspicio, però, è che il bagliore delle macchine, nel buio e nel gelo, possa portare conforto e apparire come un segno di speranza. (Elena Boille)
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