26 novembre 2014 19:00

In un esperimento pubblicato sul settimanale Nature un team di ricercatori dell’università di Zurigo ha diviso in due gruppi 128 dipendenti di una grande banca: un gruppo di “controllo”, a cui hanno rivolto domande generiche (per esempio, quanto ore guardi la tv?) e un gruppo di “terapia”, che ha risposto a domande sul lavoro in banca.

Ai 128 dipendenti, inoltre, è stato chiesto di lanciare una moneta per dieci volte in privato e poi registrare i risultati su un computer. A ogni lancio potevano vincere venti dollari se ottenevano il risultato richiesto: testa o croce. Il gruppo di controllo è risultato più onesto: i suoi componenti hanno vinto nel 52 per cento dei lanci, poco al di sopra della percentuale più probabile, il 50 per cento.

Nel gruppo di terapia, dove – hanno sottolineato i ricercatori – le persone erano calate nel ruolo di banchieri, la percentuale di vittorie è salita al 58 per cento e quasi un decimo dei suoi componenti ha detto di aver vinto in tutti e dieci i lanci, anche se la probabilità di quest’evento era di uno su mille.

Gli studiosi affermano che i dipendenti bancari hanno mentito di più rispetto ad altre categorie sottoposte agli stessi test, come gli informatici e i farmaceutici. Secondo loro, queste persone sono più portate a barare sul lavoro a causa della cultura prevalente nel loro ambiente, che privilegia su tutto la prospettiva del guadagno.

Le conclusioni dei ricercatori di Zurigo sono confermate da uno studio sulle banche britanniche condotto dalla Cass business school e dalla commissione di esperti New city Agenda. Anche in questo caso si parla di un settore avvelenato da una “cultura tossica e aggressiva”, all’origine dei recenti scandali. Questi “bassi standard” culturali hanno prodotto enormi danni ai consumatori e ai contribuenti e sono costati alle banche britanniche multe e risarcimenti 38,5 miliardi di sterline (48,5 miliardi di euro) in oltre 15 anni e 21 milioni di reclami tra il 2008 e il 2014. “Le banche sono dominate da un’aggressiva cultura basata sui guadagni, con dipendenti che ricevono bonus in contanti, iPod o biglietti per Wimbledon per aver centrato gli obiettivi di vendita”. Al contrario, chi non ci riesce viene “umiliato”: in alcune banche i dipendenti che hanno fallito trovano “cavoli e altri ortaggi sulla scrivania”.

Nel sistema finanziario ci sono tante cose da cambiare, ma sarebbe opportuno anche cercare di rafforzare l’etica professionale. Alcuni ricercatori hanno proposto un “giuramento di Ippocrate per banchieri”. Ci hanno provato nei Paesi Bassi, dove l’associazione bancaria olandese ha imposto ai suoi novantamila associati un giuramento e ha previsto sospensioni e multe per chi lo vìola. Certo, l’obiettivo non può essere raggiunto con norme e codici di condotta, ma con un lungo lavoro di formazione. Non a caso gli esperti della Cass business school e della New city Agenda concludono il loro rapporto affermando che per avere una cultura diversa nella finanza ci vorrà almeno “una generazione”.

Alessandro Lubello è l’editor di economia di Internazionale.

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