26 novembre 2012 11:00

Il senno di poi (predictability in hindsight, o knew-it-all-along effect) non è soltanto l’irritante propensione di zia Teresa o di nonna Genoveffa a ripetere “lo sapevo! Te l’avevo detto!” nei momenti più inopportuni.

È una delle più diffuse fallacie cognitive (

cognitive biases): scorciatoie del pensiero che distorcono la percezione della realtà e ci complicano la vita illudendoci di essere molto intelligenti ma, in realtà, rendendoci più storditi.

In particolare, il senno di poi consiste nell’attitudine diffusa e registrata da molti studiosi (tra i quali il recente Nobel per l’economia Daniel Kahneman) a ritenere falsamente, dopo che un fatto si è verificato, che si trattasse di evento necessario e del tutto prevedibile. Anzi: che, a pensarci bene, noi l’avevamo proprio previsto. Conseguenze: memoria distorta della situazione precedente, alterata ricostruzione ex post degli eventi, e così via.

Parlo oggi del senno di poi per due motivi. Il primo è che ci si può inciampare, in assoluta buona fede, a proposito di una quantità di argomenti: dalla politica all’economia, all’impresa, alla finanza, all’ambito giudiziario. Sapere che il bias esiste può aiutare a tenerlo a bada.

Il secondo motivo è che scrivo questo post di domenica pomeriggio, in pieno svolgimento delle primarie del centrosinistra. Poiché in questo momento ancora non so come va a finire, ho un’occasione fantastica per darvi in poche righe, e senza la fastidiosa distrazione di conoscere il risultato, una dimostrazione pratica di come funziona il bias.

Vince Bersani. È una vittoria annunciata dai sondaggi, prefigurata dal crescente nervosismo di Renzi, scritta nel dna stesso del Pd, anticipata dal recente aumento del consenso riscosso dal Pd medesimo e dal simmetrico sfaldamento della destra. Del resto sappiamo che in ogni elezione l’incumbent, il candidato in carica, parte favorito. Vincente anche lo stile di comunicazione scelto da Bersani, in apparenza sottotono ma nella realtà concreto e rassicurante: proprio ciò che vuole la maggioranza degli elettori del Pd. E poi, l’usato sicuro è una garanzia.

Vince Renzi. Sapevamo che i tempi erano maturi e questa vittoria lo prova. Hanno prevedibilmente vinto l’insofferenza per la politica e l’idea forte della rottamazione. Ha vinto l’evidente energia emozionale di una proposta nuova. Hanno costruito una vittoria lo stile informale di Matteo Renzi, la sua telegenia, il lavoro fatto sul territorio, la posizione dominante sul web e la disinvoltura nell’usare i new media, ormai così importanti: ieri per Obama, oggi per Renzi. Proprio le elezioni americane dimostrano che, quando sei forte sul web e punti sui giovani, vinci.

Equilibrio Renzi-Bersani. Non poteva che andare così. Com’era scontato, la spallata di Renzi non c’è stata, ma non c’è stata nemmeno una solida affermazione dell’attuale segretario. Il risultato delle primarie dà fedelmente conto del noto dilemma che oggi agita una sinistra divisa tra vecchio e nuovo, consapevole dell’obbligo di cambiare ma ancora incerta sulla direzione del cambiamento, all’interno di un quadro politico nazionale sempre più confuso. Che altro ci aspettavamo? È evidente, e noi l’avevamo detto, che Renzi sbaglia per eccesso di aggressività, che Bersani sbaglia per eccesso di timidezza nei confronti del cambiamento. Ah, se solo per il ballottaggio ci dessero retta, a noi che abbiamo idee chiare su quel che va fatto…

Gli altri tre candidati. Ciascuno di loro ha, com’è naturale, conseguito l’unico risultato possibile date le condizioni di partenza. E ciascuno di loro a suo modo ha vinto, anche se ha fatto alcuni errori (segue elenco)… ovvio, no?

Insomma: ricordatevi che adesso, mentre leggete, sapete com’è andata, ma poche ore fa proprio nessuno ne aveva la più pallida idea, a prescindere da quel che si dice oggi.

E, comunque siano, godetevi i risultati. Su un dato, almeno, già mentre scrivo e la domenica novembrina va a spegnersi in una notte nebbiosa, c’è una certezza: facendo queste primarie, il centrosinistra nel suo complesso una vittoria se la porta a casa.

Correzione: 26 novembre 2012 Nella prima versione dell’articolo c’era scritto che le primarie sono del Partito democratico, mentre sono del centrosinistra.

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