La levata di scudi c’è stata, ma probabilmente è meno unanime di quanto ci si aspettava. Il partito socialista spagnolo (Psoe) si è schierato compatto contro il progetto di legge del governo conservatore che mira a limitare il ricorso all’aborto ai casi di pericolo per la vita e per la salute della madre o di violenza sessuale corroborata da una denuncia precedente.

Il progetto di legge “ci impone un passo indietro senza precedenti”, tuonano i socialisti. I centristi e i nazionalisti baschi rincarano la dose, e persino a destra, nelle fila del Partito popolare al potere, si levano diverse voci contrarie al testo. I deputati conservatori dell’Estremadura, per esempio, hanno sottolineato che il “punto di partenza imprescindibile” di qualsiasi dibattito politico sull’aborto dev’essere “la decisione libera delle donne”.

In Spagna le dimensioni della protesta sono eccezionali, e il progetto di legge – insieme alla forte disoccupazione, all’usura del potere e agli scandali di corruzione – spiega come mai i sondaggi abbiano proiettato per la seconda volta i conservatori dietro ai socialisti, in ripresa dopo la debacle del 2011.

Il progetto ha incontrato una simile opposizione perché l’evoluzione dei costumi, in Spagna come nel resto d’Europa, trascende le divisioni tra destra e sinistra. Ma allora perché i conservatori spagnoli si sono lanciati in questa avventura? Perché si ostinano a difenderla? Perché il ministro della giustizia, padre del progetto, si è detto “convinto” che il testo farà proseliti in Europa e riflette “l’opinione maggioritaria dei cittadini europei”?

L’unica spiegazione possibile è che il polverone sollevato in Francia dalla legalizzazione del matrimonio omosessuale, con l’organizzazione di grandi e inattese manifestazioni di protesta, abbia risvegliato i conservatori più estremi in diversi paesi europei. In molti potrebbero aver pensato che la rapida e profonda liberalizzazione dei costumi continua a essere silenziosamente osteggiata da una parte dell’elettorato più consistente di quanto si pensi, e che l’esempio francese testimonia come sia possibile risvegliare questi elettori trasformandoli in militanti e costituendo nuove maggioranze all’interno dei partiti conservatori, un po’ come accaduto all’interno del Partito repubblicano negli Stati Uniti.

L’Europa è un tutt’uno, e sulla sua scena politica paneuropea non esistono soltanto il crollo dei grandi partiti e l’affermazione della nuova estrema destra. In Francia e altrove si stanno formando nuove correnti a destra della destra tradizionale, caratterizzate da un marcato nazionalismo, dalla xenofobia, dall’insicurezza in tutte le sue forme e ora anche dal puritanesimo. Il fenomeno è ancora allo stadio iniziale, ma sarà meglio non sottovalutarne i possibili sviluppi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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