17 aprile 2014 07:00

È accaduto tutto più rapidamente del previsto. Dopo la sconfitta schiacciante subita dalle truppe ucraine prima ancora di poter sparare un colpo, è evidente che Vladimir Putin  ha vinto la partita e ha ormai assunto il controllo dell’Ucraina orientale. Il paese è spaccato, e a questo punto sembra difficile che il prossimo 25 maggio si svolgano le elezioni presidenziali. L’Ucraina non ha più uno stato né un esercito né una leadership, e adesso la Russia deve decidere se lasciare campo libero al caos o imporre l’ordine rispettando un minimo di forma, che tra l’altro è ormai l’unico elemento su cui negoziare.

La sconfitta dell’Ucraina è anche la sconfitta degli occidentali, dell’Unione europea verso cui Kiev si era rivolta e degli Stati Uniti che si sono dimostrati impotenti tanto quanto gli europei. Dal punto di vista politico la Russia ha riportato una vittoria netta sul tandem Ue/Usa, ma come è potuto accadere?

Innanzitutto bisogna tenere presente che esistono due Ucraine, la cui storia e cultura sono rispettivamente legate alla Russia e all’Europa occidentale. In secondo luogo va detto che l’Ucraina orientale dipende economicamente da industrie pesanti rivolte verso la Russia e i cui prodotti non interessano all’Europa.

Ma la sconfitta degli occidentali si spiega soprattutto con il fatto che per venticinque anni Stati Uniti ed Europa hanno continuato a nutrire il nazionalismo russo attualmente sfruttato da Putin. Quando Michail Gorbačëv ha rinunciato a usare la forza contro le nazioni dell’Europa centrale che si allontanavano dal comunismo e dalla Russia, gli occidentali non hanno mantenuto le promesse e hanno approfittato della situazione per allargare l’Alleanza atlantica.

Stati Uniti ed Europa hanno inoltre applaudito e incoraggiato le privatizzazioni selvagge dell’era Eltsin, segnate dall’appropriazione delle ricchezze russe da parte degli uomini di fiducia del Cremlino in nome dell’economia di mercato. Dopo aver convinto i russi che la fine della Guerra fredda e del comunismo aveva portato soltanto umiliazioni, gli occidentali gli hanno anche insegnato che l’economia di mercato è basata sul furto. Questa situazione ha spalancato la porta a Putin, figlio del Kgb che aveva promesso al suo paese di non cedere più un centimetro del territorio nazionale e che oggi riconquista i territori ucraini rivendicati dal suo popolo.

L’aspetto più sconfortante delle vicenda è che dopo la fine della Guerra fredda l’Unione è stata incapace di definire una politica estera comune, e in particolare una politica specifica nei confronti della Russia. Forse era inevitabile, data la rapidità degli eventi, ma resta il fatto che l’Ue ha clamorosamente sottovalutato la sua centralità e il suo potere di attrazione nei confronti dei paesi usciti dall’Unione Sovietica, ed è stata presa totalmente alla sprovvista dalle crisi in Georgia e Ucraina.

Oggi gli europei devono imparare dalla sconfitta, dotarsi di una diplomazia e di una difesa comuni, consolidare la propria unità e avanzare verso quell’unione politica indispensabile per ritagliarsi un posto di rilievo sulla scena internazionale.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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