“Ma che bel bambino, e sua moglie si è già ripresa dal parto?”.
Ho alzato gli occhi dalla carrozzina, senza neanche smettere di sorridere e ho guardato il portiere dritto negli occhi. Era la prima volta che vedeva il nostro ultimo nato, ma ho avuto il dubbio che fosse la prima volta che vedesse anche me.
Io non ho una moglie, monsieur le concierge. Siamo due papà. Ha presente Manlio, il mio compagno?
Certo che ce l’aveva presente. Abitavamo in quel palazzo da oltre un anno e il custode ci aveva visti entrare e uscire innumerevoli volte, in tutte le formazioni possibili: famiglia al completo, un papà con due figlie, due papà da soli.
Mi scusi, ma lei non aveva capito che siamo una famiglia? “Onestamente no. Pensavo che lei fosse il papà e che sua moglie uscisse poco di casa”.
Poco? Santo dio, la povera donna è praticamente murata in casa.
Pochi giorni dopo una mamma della scuola mi si avvicina sorridente e agitata: “Claudio, ma ho saputo che i genitori delle gemelle siete tu e il tuo compagno, che sollievo!”.
Perché?
“Ma sai, ti ho visto per mesi solo con le bambine. All’inizio pensavo che tua moglie lavorasse molto, ma quando non si è presentata a nessuna riunione di classe e neanche al picnic, mi è venuto il dubbio che vi avesse abbandonati”.
“Poi mi son detta ‘ma no, nessuna donna abbandonerebbe mai due creaturine così’ e allora mi ero quasi rassegnata all’idea che tua moglie fosse molto malata. O peggio…”.
Morta?
Povera mogliettina mia. Murata, malata e ammazzata. Meno male che non sei mai esistita, perché avresti avuto una vita davvero infelice.
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