08 aprile 2016 10:31

Mio figlio di cinque anni ha un’ossessione per il mio smartphone. Mi devo preoccupare?–Ambra

Giorni fa mia figlia di otto anni ha disegnato un concerto pop. Le cantanti sul palco, contornate di luci e ballerini, erano in parte offuscate da una miriade di quadratini con piccolissime facce all’interno. “E questi cosa sono?”, le ho chiesto. “I telefoni”, mi ha risposto lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “E questo qui?”, ho chiesto indicandone uno più grande. “Quello è un tablet, papà!”.

C’è poco da fare: per i nostri figli gli schermi dei telefonini sono parte integrante di un concerto. E della vita in genere. Me l’ha confermato un altro scambio di battute con mia figlia: “Papà, che significa ‘telefonino’?”, mi ha chiesto. Quando gliel’ho spiegato, mi ha risposto: “Ah, vuol dire telefono quindi”. Sono rimasto un secondo interdetto ed è intervenuta la sorella: “No, ma tanto tempo fa si chiamava telefono quello per tutta la famiglia, che era solo uno e bisognava dividerselo”. Preistoria, insomma.

Oggi, prima ancora dei nostri figli, quelli ossessionati dal cellulare siamo noi. La banca, il giornale, gli acquisti, gli amici: la nostra vita passa dallo smartphone e i bambini, affamati di scoperta, ne sono attratti come se fosse una finestra sul mondo. Invece di preoccuparci della loro curiosità verso il telefono o il computer, dovremmo limitare il tempo che passiamo davanti allo schermo quando siamo con i bambini. Per insegnargli che il mondo si esplora soprattutto dal vivo.

Questa rubrica è stata pubblicata l’8 aprile 2016 a pagina 12 di Internazionale, con il titolo “Piccoli schermi”. Compra questo numero| Abbonati

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