04 febbraio 2019 15:50

Il mio compagno è musulmano e io sono cristiana. Ci chiediamo spesso, nell’attesa del nostro bambino, a quale rito dovremmo iniziarlo e a quale età dovremmo parlargliene. Aiuto! –Federica

Cominciamo dalla seconda domanda: se siete entrambi praticanti, vostro figlio si accorgerà presto delle abitudini legate alle vostre religioni. Che veda te uscire per andare a messa o suo padre chinato sul tappeto da preghiera, per lui la pratica religiosa sarà una vostra abitudine quotidiana come tante. Crescendo vi chiederà qualcosa al riguardo e voi gli spiegherete cosa significa essere religiosi e quanti modi diversi esistono per esserlo. Se poi farete come ho fatto io, aggiungerete che la religione appartiene alla sfera personale degli adulti e che lui sceglierà se e quale fede seguire solo quando sarà più grande.

E così ho risposto anche alla prima domanda: non dovete iniziarlo a nessuna religione, perché la spiritualità, un po’ come la sessualità, non è una questione che i bambini sono in grado di gestire. Possono emulare in modo passivo usanze e convinzioni religiose – magari passare un’ora a settimana ad annoiarsi in chiesa, come succedeva a me – ma avere fede è un’altra cosa. In ogni caso avere due religioni in casa sarà fonte di ricchezza emotiva: vostro figlio imparerà fin da piccolo che, a prescindere da quale culto pratichi ognuno di noi, esistono valori universali di umanità e amore che accomunano tutti gli esseri umani e su cui si può costruire una famiglia e, perché no, anche un’intera nazione.

Questo articolo è uscito nel numero 1292 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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