Il 23 gennaio del 1985, esattamente quarant’anni fa, usciva Material girl di Madonna. Era il secondo singolo dal suo album Like a virgin che era uscito nel novembre dell’anno prima. La canzone ha rappresentato una svolta nella carriera e nell’immagine dell’artista ed è diventata la sua signature song, il suo cavallo di battaglia. Material girl è anche un pezzo indissolubilmente legato agli anni ottanta, universalmente ricordati come la me decade (un decennio di egoismo ed egocentrismo) e la decade of greed (il decennio dell’avidità). La canzone, i cui autori sono Peter Brown e Robert Rans senza alcun intervento nel testo da parte di Madonna, parla di una ragazza attaccata ai soldi e alle cose costose perché sa di vivere in un mondo materialista. La protagonista della canzone non è un’ingenua che si fa illusioni sull’amore: sa che la via più veloce per fare soldi è farseli dare da fidanzati e spasimanti sotto forma di regali costosi. “Solo i ragazzi che mettono via i loro soldini mi rovinano la giornata”, cinguetta allegra. La colpa non è di nessuno perché, come ripete ossessiva una voce robotica nel ritornello: “Viviamo tutti in un mondo materialista”.

Material girl spicca tra i pezzi pop dance di Like a virgin anzitutto per il tempo: non è né un pezzo dance né una ballad e neanche un mid-tempo: è una marcetta che ricorda, nonostante la produzione asciutta e aggiornata di Nile Rodgers, certi vecchi numeri da cabaret anteguerra. Gli autori non potevano non avere in mente Money money, uno dei numeri più noti del film Cabaret di Bob Fosse, o altri cento vecchi numeri da rivista in cui una sciantosa dichiarava il suo amore incondizionato per soldi, gioielli o bei vestiti circondata da boys, lustrini e piume di struzzo. In Material girl Madonna usa la voce in modo diverso rispetto agli altri pezzi dell’album: canta su un registro più alto, quasi un falsetto infantile, a sottolineare un aspetto grottesco e caricaturale della canzone che però non è stato colto, all’epoca, quasi da nessuno. Da quel giorno, per i successivi quarant’anni, Madonna sarà ricordata come la material girl (o material mom alla nascita della prima figlia) e i suoi successi, i soldi che ha guadagnato e la posizione di potere che ha raggiunto nell’industria musicale, sono sempre stati percepiti e raccontati non tanto come il risultato di un lavoro ben fatto, quanto come il bottino di una donna avida e ambiziosa.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Il video, diretto da Mary Lambert, cercava di esplicitare l’aspetto teatrale e fictional della canzone. In uno studio hollywoodiano vediamo Madonna nel ruolo di una starlet in ascesa che imita il famoso numero di Marilyn Monroe Diamonds are a girl’s best friend dal film Gli uomini preferiscono le bionde (1953). Madonna è vestita come Marilyn, gioca col guanto come Marilyn e come lei accetta i gingilli costosi che i boys le porgono tutti speranzosi. Solo che è tutta una finzione, la caricatura di un numero vecchio di trent’anni: la “vera” Madonna in camerino parla al telefono con un’amica e le racconta che un tizio che le va dietro le ha appena regalato una bella collana: “Sono diamanti, mi sa”, le dice: “la vuoi tu?”. Un giovane regista (l’attore Keith Carradine, che dieci anni prima era in Nashville di Robert Altman) la spia sul set e s’innamora di lei. Soprattutto, capisce che per conquistarla non deve farle regali costosi. Alla fine del video vince il suo cuore porgendole un mazzetto di margherite mosce in stile “se qualcuno ruba un fiore per te”, un classico degli anni ottanta nostrani.

Romanticismo e turbocapitalismo
Material girl (la canzone) è cresciuta nella fantasia del pubblico e dei mezzi di comunicazione fuori dal controllo di Madonna. La sua carica dissacrante non è stata vista praticamente da nessuno: Madonna era la cheerleader ideale per il decennio dello yuppismo e della superficialità. Nell’epoca in cui le favole d’amore erano commedie turbocapitaliste come Una donna in carriera o Pretty woman, le più torbide storie di sesso sembravano pubblicità di automobili o di profumi (9 settimane e ½) e Joan Collins in Dynasty scendeva a fare colazione con volpe argentata sulle spalle e cappello a larghe tese, era difficile cogliere l’ironia forse troppo sottile di Material girl. È stato uno dei pochi casi in cui la capacità manipolatoria di cui Madonna è sempre stata maestra si è ritorta contro di lei. Eppure quando Bret Easton Ellis ha dovuto descrivere i gusti musicali di Patrick Bateman, il sadico yuppie assassino del suo romanzo American psycho, non gli fa ascoltare Madonna ma Whitney Houston, Phil Collins e Huey Lewis and the News.

Non è tanto una canzone sui soldi quanto una canzone sulla manipolazione e le aspettative che gli altri hanno su una giovane donna di successo

Fin dal 1985 Madonna ha sempre cercato di prendere le distanze da Material girl. Quando la cantava nel Virgin tour come ultimo bis la eseguiva con voce esageratamente nasale e bambinesca e sul finale, in un un tentativo un po’ grossolano di spiegazione dello scherzo, apriva una valigetta piena di dollari e li lanciava sul pubblico: “Pensate che io sia una ragazza attaccata solo ai soldi? Sbagliate… tenete, ecco! Non ho bisogno di soldi ho bisogno d’amore”. Quelle banconote sono oggi pezzi da collezione: sono Madonna dollars con l’effige della popstar al posto del faccione di George Washington.

Nel corso della sua carriera Madonna, che non poteva non dare in pasto al pubblico il suo cavallo di battaglia, ha cercato di renderla sempre più inoffensiva e farsesca. Nel 1987, durante il tour Who’s that girl, la cantava tra due clown vestita in modo da sembrare una caricatura dell’allora rivale Cyndi Lauper. Nel 1990, nel Blond ambition tour, l’ha cantata in accappatoio sotto il casco del parrucchiere e nel 2003, in pieno momento di ripensamento e decostruzione del suo personaggio pubblico, l’ha cantata imbracciando una chitarra acustica come se fosse una canzone di protesta di cui non ricordava tutte le parole.

Molto spesso, fin dal Virgin tour, cambiava il testo e al posto di “experience made me rich” (l’esperienza mi ha reso ricca) cantava “experience made me a bitch”, ovvero l’esperienza ha fatto di me una stronza, come a sottolineare il fatto che Material girl non è tanto una canzone sui soldi quanto una canzone sulla manipolazione e le aspettative che gli altri hanno su una giovane donna di successo.

Quando ha potuto Madonna ha sempre cercato di non cantarla: Material girl non compare nella scaletta del recente Celebration tour, uno show in cui, a sessantacinque anni, ha voluto festeggiare quattro decenni di carriera.

Al suo posto ha preferito cantare Bitch I’m Madonna, un pezzo del 2015 prodotto per lei da Diplo un cui verso dice: “Le cose le gestisco io, non mi tiro indietro, sono sempre in pista, sono una sprinter, sono il capo”. In un’intervista contenuta in una sua biografia del 2002 Madonna fa una riflessione amara su Material girl: “Non posso rinnegare né la canzone né il video, perché sono stati davvero importanti per la mia carriera. Ma parliamo di come i media si sono attaccati a una frase falsandone completamente il significato. Non l’ho scritta io la canzone e nel video facevo la ragazza che rifiutava soldi e brillanti. Ma Dio non voglia che l’ironia venga colta da qualcuno! Quindi lo so: anche a novant’anni sarò ancora la Material girl. Alla fine poteva andarmi peggio: Lana Turner è stata ricordata per tutta la vita come la ragazza con il golfino”.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it