11 aprile 2017 16:55

Sempre più frequentemente si affaccia il sospetto che i nostri governanti abbiano cominciato a barare già sui banchi di scuola, che i loro diplomi, le lauree, i dottorati siano stati un addestramento per fare velocemente e alla grande carriere politiche taroccate. È un terreno scivoloso.

Se il ministro o la ministra hanno imbrogliato durante il loro percorso formativo, gli esaminatori evidentemente o sono stati complici o hanno fatto il loro lavoro in modo svagato o erano di un’ignoranza non molto diversa da quella dei loro esaminati. Ne viene di conseguenza che qualunque di queste ipotesi sia fondata (probabilmente tutt’e tre), bisogna mettere in conto che non solo i governanti – tutto sommato poca cosa – ma un numero indeterminato di professionisti attivi nella nostra società ha diplomi, lauree e dottorati mal conseguiti. Il sospetto a questo modo si allarga a ogni professione.

Questo oculista com’è diventato oculista? E questo ortopedico? E questo giornalista? E questo professore non solo di scuola media ma d’università? E questo ingegnere? E questo commercialista cui affido la mia dichiarazione dei redditi? Di passaggio in passaggio l’inaffidabilità dei diplomi diventa l’inaffidabilità della vita civile, l’inaffidabilità di ogni servizio (scuole, ospedali, treni, navi, aerei) a fondamento della tranquillità quotidiana. Altro che giungla, altro che Stato islamico.

Questa rubrica è stata pubblicata il 7 aprile 2017 a pagina 14 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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