22 maggio 2013 14:58

La settimana scorsa Square ha annunciato un nuovo prodotto che mi ha colto di sorpresa: lo Square stand, un supporto per iPad con lettore di carte di credito che i negozi (in particolare quelli che effettuano molte transazioni, come i ristoranti e i caffè) potranno usare come registratore di cassa. Lo Square stand costa 299 dollari, e quindi non è certo in regalo come il minuscolo lettore per carte di credito che ha reso famoso Square.

Cosa riceve il negozio in cambio dei suoi 299 dollari? Per cominciare, lo Square Stand è un bell’oggetto. Con la sua plastica bianca, lucida e arrotondata, è l’apparecchio non prodotto dalla Apple più simile ai prodotti della Apple che abbia mai visto, perfino per quanto riguarda la confezione. In confronto agli orrendi registratori di cassa che si vedono in giro, è stupefacente.

Inoltre, lo Square stand è veloce. Con il lettore per carte di credito gratuito di Square, a volte bisogna strisciare la carta con lentezza e pazienza, e questo non è l’ideale per un negozio che all’ora di punta ha una lunga fila di clienti. Jack Dorsey, il fondatore di Square, ha spiegato che nello Square stand ci sono due sensori per carte di credito e un lungo skimmer su cui il cassiere può strisciare la carta in qualunque direzione molto rapidamente.

Lo Stand si collega velocemente anche con altri dispositivi che di solito si usano per i pagamenti: il cassetto portadenaro, lo scanner per codici a barre e la stampante di ricevute. Sembra un’inezia, ma non lo è. Mia sorella ha una panetteria nel sud della California. Un paio d’anni fa, quando le ho installato il cassetto portadenaro e la stampante di ricevute con un sistema alternativo basato sull’iPad, ho dovuto armeggiare per un’oretta prima che tutto funzionasse. Con Stand questo non è più necessario.

Il fatto che Square abbia investito tante energie per migliorare il sistema di strisciamento delle carte di credito mi ha colto alla sprovvista. Ho sempre pensato che fosse un’azienda di software mascherata da produttore di hardware. Il lettore di carte di credito era solo un trampolino verso il futuro: un futuro in cui clienti e aziende si sarebbero connessi senza fili, rendendo i pagamenti invisibili, semplici ed eleganti.

Come Dorsey mi ha spiegato l’anno scorso, quasi tutte le altre società che stanno lavorando alla digitalizzazione dei pagamenti stanno solo cercando di migliorare quelli che lui chiama “meccanismi di pagamento”: stanno cercando il modo di sostituire i contanti e le carte di credito con i telefoni cellulari.

Ma Dorsey non trova molto vantaggioso usare il telefono invece di una carta per pagare, e ha ragione: bisogna comunque tirare fuori qualcosa da una tasca e farlo passare davanti a un apparecchio. Nel futuro perfetto immaginato dall’imprenditore, potremo fare a meno dei telefoni, delle carte di credito e dei contanti e pagheremo senza fare nulla: il cassiere ci riconoscerà, aggiungerà la cifra al nostro conto e saremo liberi di andarcene per la nostra strada, senza che il momento del pagamento diventi mai una barriera scomoda fra chi vende e chi compra.

Un cavallo veloce

Sembrerà fantascienza, ma Square ha già creato questo sistema di pagamento perfetto: nato come Card case, ribattezzato Pay with Square e infine Square wallet, questo meccanismo permette a chi installa l’app di Square sul suo cellulare di pagare in alcuni negozi senza mai aprire il portafoglio. Bisogna solo dire il proprio nome al cassiere: l’app di Square si collega al conto Square del punto vendita, la foto del cliente viene visualizzata sullo schermo della cassa e appena il commesso clicca sul viso dell’utente il denaro passa dal suo conto a quello del negozio.

Questo sistema di pagamento invisibile ha ricevuto recensioni entusiaste dagli esperti di tecnologia. David Pogue lo ha definito “meraviglioso” e io l’ho chiamato “magico”. Il titolo del mio articolo era “La fine della carta di credito?”, ma io non penso che il punto interrogativo fosse necessario.

A un paio d’anni dal suo lancio, comunque, Square wallet ha un grosso problema: quasi nessuno lo usa. Io l’ho provato in un paio di negozi di San Francisco, e Square ha affermato di aver ricevuto adesioni anche da negozi di New York e di altre grandi città. Ma molti negozi che usano Square non consentono di pagare solo con il nome e la maggior parte dei clienti non sa nemmeno che esiste questa possibilità. “Noi continuiamo a puntare verso un’esperienza migliore, ed è Square wallet”, ha detto Dorsey. “Vogliamo vedere questo servizio fiorire, ma abbiamo ancora molto lavoro da fare”.

Traduzione: le carte di credito continueranno a esistere a lungo. Non è una novità: Dorsey ha sempre detto di non pensare che le tessere di plastica spariranno presto. Però il lancio dello Square stand, un apparecchio pensato per migliorare l’uso della carta di credito, indica che Square sta puntando molto su questo mezzo di pagamento. È come se, dopo aver realizzato la Model T, Henry Ford avesse anche investito un po’ di soldi per creare un cavallo più veloce, giusto per tutelarsi dai possibili rischi. Da questo punto di vista, lo Square Stand solleva un interrogativo fondamentale: e se, per quanto meraviglioso sia Square wallet, non ci liberassimo mai delle carte di credito? Cosa succederebbe se le persone si accontentassero di un cavallo veloce?

In fondo le carte di credito non sono male. Sono più comode dei contanti e degli assegni, sono più piccole e più economiche dei cellulari, si basano su un’infrastruttura onnipresente e sono piuttosto sicure. Certo, a volte hanno dei problemi (il commesso del servizio di consegna di pizze a domicilio può appropriarsi del numero che gli dettate al telefono), ma l’industria delle carte di credito offre assicurazioni eccellenti e quindi nessuno si fa scrupoli a fornire il proprio numero al primo take-away che trova sull’elenco.

L’unico problema delle carte di credito è che per usarle bisogna aspettare l’approvazione della banca e che, soprattutto per quanto riguarda le piccole aziende, sono più costose dei contanti. Ma Square ha superato questi ostacoli. Il suo lettore permette alle imprese di accettare carte di credito dovunque ci sia una connessione dati e le sue tariffe ridotte e trasparenti rendono il sistema conveniente. A parte questi dettagli, che c’è di male nelle carte di credito?

Dorsey, come tutti i perfezionisti, un paio di difetti li vede. Bisogna sempre tirare fuori qualcosa di tasca e consegnarlo alla cassa. Bisogna sempre firmare: un gesto scomodo che aggiunge un livello di complicazione alla transazione (non ha molto senso che nei ristoranti si debba aspettare che il cameriere prenda la carta e la colleghi alla linea telefonica solo per poterla riportare fino al tavolo in modo da farci firmare e da riscuotere la mancia). Ma il peggio è che tutto il processo è impersonale. Come Dorsey mi ha detto l’anno scorso, aprire il portafoglio, cercare la carta, consegnarla e firmare costituisce una sorta di costo aggiuntivo, ci fa “stare male”. Se rendessimo il denaro invisibile, staremmo tutti meglio quando facciamo acquisti.

Sono d’accordo con lui. Pagare con Square (pagare senza fare niente, insomma) è meglio che pagare con qualunque altro sistema. Ma sospetto anche che per molti quel blocco psichico non sia un grande ostacolo. Le carte di credito funzionano. Sono rapide e diffuse ovunque. I meccanismi di pagamento potrebbero migliorare, certo, ma perché mai dovrebbero se le tessere di plastica piacciono a tutti? In questo caso, un cavallo più veloce potrebbe rivelarsi più che sufficiente.

(Traduzione di Floriana Pagano)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it