07 marzo 2013 18:14

Darwin era un gradualista, e la sua proposta di meccanismo di evoluzione era che, gradualmente, le specie cambiano in risposta alle pressioni dell’ambiente (la selezione naturale).

Generazione dopo generazione, attraverso la selezione all’interno della variabilità degli individui di una specie, le cose cambiano. Piano piano, una specie diventa qualcos’altro, impercettibilmente se si guardano due momenti vicini, ma radicalmente se si guardano due momenti abbastanza lontani tra loro. Un’obiezione a questo meccanismo, che pure esiste, è che in questo modo, con piccole modificazioni di un ben determinato tipo di organizzazione, non si arriverà mai ad un’organizzazione radicalmente differente.

Per capirci: l’evoluzione graduale può spiegare come mai ci sia un milione di specie di insetti, ma come spiega l’origine di organizzazioni tipo quella degli insetti a partire da animali senza zampe? Non si arriva gradualmente ad avere le zampe, da un antenato che non le ha! A questo rispose Goldschmidt, con la teoria dei mostri speranzosi. Ogni modificazione radicale dell’architettura di un organismo, foriera di una nuova architettura, è per definizione un “mostro”. Un mostro se la paragoniamo con il progenitore, in quanto è molto differente da lui, così differente che, se il progenitore si potesse vedere nei suoi discendenti, stenterebbe a riconoscersi. Intendiamoci, ci sono sia l’evoluzione graduale che quella per salti. Le cose complesse, come l’evoluzione, non avvengono in modo semplice. Non ci sono formulette che le spiegano.

Bene, ora siamo pronti per affrontare Grillo che, tra l’altro, è un insetto. Evoluto forse da vermi senza zampe, amebe.

Le nostre ultime elezioni sono un mostro. Hanno rotto in modo radicale le caratteristiche dell’organismo politico del passato. Lo hanno stravolto e ora abbiamo questo mostro che non può più tornare indietro, ora deve affrontare la selezione naturale. E la selezione naturale significa: fare un governo.

Goldschmidt chiama “speranzosi” i suoi mostri perché sa che ci sono poche probabilità che un mostro abbia successo di fronte alla selezione naturale. Ma è nei mostri l’unica speranza di progresso. Altrimenti saremmo sempre simili alle amebe. Un altro grande pensatore, Frank Zappa, disse: senza deviazione dalla norma, il progresso non è possibile. I mostri deviano dalla norma. Non sono normali. I mostri, e quindi anche Grillo, fanno paura. Ma ormai sono tra noi.

Potrebbero tradire la speranza di progresso, ma l’alternativa sarebbe… il verme senza zampe, o l’ameba. Dobbiamo andare avanti. La selezione naturale guida l’evoluzione, non la determina. Se un mostro funziona meglio del suo antenato “normale”, diventa lui la normalità, e l’antenato si estingue. O meglio, si estingue trasformandosi nel mostro. Che, una volta vinta la battaglia, diventa la norma. E, dopo un po’, ci vuole un altro mostro, perché le condizioni saranno cambiate, e le soluzioni del passato non saranno più quelle necessarie per affrontare i problemi del presente.

La vita funziona così, e noi siamo parte di questo gioco. La politica è un’espressione biologica delle attività di una specie, la nostra. Come superorganismo sociale, scegliamo in che direzione andare e non siamo formiche. Come dice Grillo: uno vale uno. Ognuno di noi sceglie da solo, una volta dentro l’urna.

Dalle elezioni è venuto fuori questo: l’Italia vuole cambiare. Un po’ ha paura del mostro, ma se si guarda indietro vede… l’ameba. Ora bisogna fare il salto che porterà a nuovi assetti. Potrebbe fallire. Il mostro potrebbe ribellarsi e autodistruggersi perché non in grado di risolvere i problemi posti dalla selezione naturale.

Una cosa però è certa: il nostro paese ha le risorse per esprimere mostri. E, in evoluzione, il futuro è dei mostri. Di quelli che riescono a dar corpo alla speranza di poter riuscire a superare il vaglio della selezione naturale.

Lo vedremo presto se la speranza diventerà un fatto. Speriamo. Altrimenti dovremo inventare un altro mostro. Ma l’ameba no, quella non serve più nella nostra linea evolutiva, appartiene al passato.

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