21 marzo 2014 15:54

Da gennaio del 2012 Internazionale ha il suo angolo di poesia, un angolo intermittente, che appare e scompare a seconda della lunghezza del testo in cui dovrebbero calarsi, discreti, i versi. La prima poesia, uscita nel numero 931 e selezionata da Fabio Pusterla, era tratta dalla raccolta di Jean-Charles Vegliante Nel lutto della luce, tradotta da Giovanni Raboni (Einaudi 2004):

Stamattina, domenica, un’amica…

Gli aeroplani stamattina che vanno

non si sa dove e attraversano i nostri corpi

distesi, vuoti di tutto tranne questo rumore

che soli farà che ce ne andiamo, che s’allontana,

che torna sempre nelle nostre carni,

piombo freddo, piuma d’aria, presagio.

Da gennaio del 2013 alcune delle poesie tradotte e pubblicate sulla rivista sono inedite in Italia, proprio come gli articoli. Il primo testo tradotto per Internazionale (nel numero 987) era dell’autrice indiana Janice Pariat, che di poesia sarebbe venuta a parlare al festival di Ferrara:

I salinai

Ad Aveiro

il mare non è mai dimenticato.

Qui, nelle nostre mani, si nasconde

in crepe e fessure della pelle.

Lenti, raccogliamo, incessanti

mentre gli anni passano e sfioriscono,

questa polvere – mandandola col vento

a riva, a posarsi su case coperte

di visi benevoli, rivolti

alle onde. A filtrare tra le pietre

del selciato – saltelli di giochi infantili –

dove nave, àncora e pesce

si danno un cambio immobile e perpetuo. Questo,

raccogliamo, il sudore della terra, o

le lacrime del Portogallo – lo ammassiamo,

freddo e scintillante cumulo di bianca

tragedia. Come i marinai, siamo

sempre in attesa, che la marea esali

l’ultimo respiro, lasciando sottile

farina di ossa dietro di sé.

(da nthposition, febbraio 2012)

Tradurre poesia non è impossibile, ma è spesso molto, molto più frustrante di qualunque altro tipo di traduzione. Mi capita di dover rinunciare a veder pubblicato un autore su Internazionale perché so che i versi tradotti mi sembreranno sempre stonati, sciancati, falsi.

Oggi, giornata mondiale della poesia, è uscito un testo di Alicia Ostriker, nata a New York nel 1937, saggista oltre che poeta, autrice di un’opera femminista fondamentale,* Stealing the language: The emergence of women’s poetry in America*.

Rabbia: lo stupro

Non c’è crudeltà come la crudeltà

che rivolti contro te stessa

dopo essere stata stuprata

ti senti coperta di melma e di merda

disse la vecchia cupamente

Questo posto era un parco

ora è un parcheggio ah ah

e io la sua frangia ornamentale

non dirmi di superare la cosa

disse il tulipano acidamente

Definizione di un liberale

dal cuore tenero: non sopportavi

di vedere l’uomo col bastone

picchiarmi e attraversavi la strada

disse il cane rabbiosamente

(da Prairie Schooner, autunno 2012)

Gli autori contemporanei si scoprono esplorando riviste, sempre più spesso esclusivamente online (è il caso di nthposition), anche se in materia di poesia il toposauro di biblioteca che è in me non ammette confronti tra carta e schermo. Uno degli ultimi testi tradotti ma non ancora pubblicati - “Shine on you crazy diamond” dell’autore di origine ungherese George Szirtes - è uscito sulla rivista britannica The White Review. La poesia di Szirtes è tra gli estratti disponibili online, ma vale la pena ordinare una copia cartacea, da custodire poi come un libro prezioso.

Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin

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