06 luglio 2016 18:20

Chissà se un centinaio d’anni fa l’Italia avesse deciso di scomporre la sua nazionale di calcio in quattro… In questo giro di semifinali, nell’Europeo di Francia che s’avvia alla conclusione, potrebbero esserci la Sicilia e il Triveneto, la Sardegna e la Toscana. Si fa per dire, nella discussa uscita degli Azzurri contro la Germania, i due giocatori toscani (Barzagli e Giaccherini) che hanno tirato i rigori hanno fatto centro. Un centro per la Campania (Insigne), zero per Puglia (Pellè), Basilicata (Zaza), Lazio (Bonucci) e Lombardia (Darmian).

Senza voler attizzare i regionalismi, il discorso diventa non del tutto ozioso quando si constata che in semifinale con il Portogallo, mercoledì sera, gioca il Galles, “regione” britannica abbondantemente meno popolata di Puglia o Toscana. Per tradizione e regola, il Regno Unito può mandare ai Mondiali e agli Europei quattro nazionali diverse (e in questo torneo ce n’erano in partenza ben tre, mancava solo la Scozia). Perché loro sì e noi no? C’è chi se l’è domandato, negli anni: la Catalogna, per esempio, e più di recente la Padania, tanto per tornare in casa nostra. Il fatto è che le federazioni calcistiche britanniche hanno origine antica e precedente all’istituzione della Fifa, nata a Parigi nel 1904, quando già il Regno Unito era calcisticamente scomposto in quattro parti. E la tradizione, insomma, ha prevalso.

Il calcio attizza dunque i regionalismi? Alle Olimpiadi, per dirne un’altra, le home nations britanniche non sono riconosciute, e i calciatori di quelle parti devono adattarsi, con più o meno riluttanza, a partecipare ai Giochi tutti insieme. Per non parlare degli atleti di altre discipline: chi si ricorda Momenti di gloria? Il reverendo Eric Liddell, velocista, oro nei quattrocento metri e bronzo nei duecento alle Olimpiadi di Parigi del 1924, era peraltro un rugbista della nazionale scozzese (anche nel rugby, oltremanica, ci si divide in quattro, altrimenti il torneo delle Sei nazioni diventerebbe delle Tre nazioni, figurarsi). Con ciò, nella spedizione olimpica, Liddell partì sereno con tutti gli altri, e così faranno pure gli atleti britannici nell’imminente Olimpiade di Rio.

Giovedì sera c’è la semifinalona tra due colossi calcistici, favoriti del torneo fin dall’inizio: la Germania contro la Francia

Vedremo. Il Galles, che ai quarti ha sconfitto il Belgio (3-1), se la vede il 6 luglio con il Portogallo, che ha zoppicato fino alla semifinale senza mai brillare, e viene da una vittoria con la Polonia ai calci di rigore. Squadra allegra e collettiva, quella gallese contrappone all’ormai discusso Cristiano Ronaldo un altro fuoriclasse, Gareth Bale, che tutto l’anno gioca insieme al portoghese nel Real Madrid, e adesso se lo troverà contro.

Giovedì sera, invece, c’è la semifinalona tra due colossi calcistici, favoriti del torneo fin dall’inizio: la Germania contro la Francia, squadra che ha avuto il merito di non farsi ipnotizzare dall’Islanda ai quarti e in più gioca in casa. Si parla di finale anticipata, ma è una speculazione superficiale: certo è che queste due nazioni sono ben compatte, sul piano sportivo la compattezza paga, e sarebbe piuttosto astratto immaginarsi una semifinale Baviera-Provenza, insomma.

Francia-Germania è stata dislocata a Marsiglia: l’ultimo match fra le due nazioni, allo Stade de France, era stato funestato dalla raffica di attentati del 13 novembre a Parigi, e la tensione per la sicurezza sarebbe stata più alta giocando da quelle parti, perlomeno tra i giocatori, i quali sono per la maggior parte gli stessi che erano in campo quel giorno.

A proposito di sicurezza, l’Uefa ha notato che dopo ogni partita i calciatori del Galles venivano raggiunti in campo da famiglie e bambini, che andavano a festeggiare la vittoria con i loro papà. E ha deciso che non va bene, così il direttore del torneo, Martin Kallen, ha proibito l’ingresso ai piccoli: “È un campionato europeo, non una festa di famiglia. E uno stadio non è il posto più sicuro per i piccoli”. Brutta faccenda: chi pensava che il calcio fosse uno sport adatto all’entusiasmo e allo stupore di un bambino deve ricredersi. È diventato roba per adulti, i ragazzini mandateli a letto.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it