19 aprile 2016 19:26

Paolo Di Paolo, Una storia quasi solo d’amore
Feltrinelli, 171 pagine, 15 euro

Dove un altro scrittore impiegherebbe venti parole per illustrare un fatto, Paolo Di Paolo usa quelle stesse venti parole per raccontare tre o quattro fatti. Scrive con ammirevole parsimonia di mezzi, tocchi di pennello che magicamente fanno vedere quel che non è del tutto segnato. Nino, 23 anni, dirige un laboratorio teatrale di pensionati; mettono in scena Le false confidenze di Marivaux. Teresa (nome che ricorda la santa in estasi di Bernini) ha trent’anni, lavora in un’agenzia di viaggi alla quale si rivolge solo chi non sa usare internet. Narratrice degli eventi è Grazia, sua zia. A fare da cornice storica le strane dimissioni di papa Ratzinger, nel 2013.

Questo breve romanzo “quasi solo d’amore” parla, sì di Nino che s’innamora di Teresa, ma anche di recitazione, del viaggiare, della gioventù e della vecchiaia. Parla della malattia e della morte, della città e della provincia; di fede e delle prospettive non rosee degli italiani nati a cavallo di questo secolo. E parla d’amore in termini fino a non molto tempo fa inconsueti per uno scrittore maschio: in gioco non c’è la conquista della donna, ma il suo amor proprio e il suo equilibrio. Un romanzo notevole sulle inadeguatezze e le paure maschili.

Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2016 a pagina 90 di Internazionale, nella rubrica Italieni. Compra questo numero | Abbonati

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