27 maggio 2014 17:59

Per tre settimane Beppe Grillo nelle piazze gremite aveva pregustato la propria vittoria: “Stravinceremo”, “Sarà un trionfo”. Gianroberto Casaleggio aveva assicurato che la squadra dei ministri era già pronta, proponendosi come ministro all’innovazione. Per settimane sugli italiani sono piovuti annunci improbabili su tribunali del popolo e imminenti elezioni anticipate: “Sono gli ultimi giorni di Pompei”.

Poi, il Movimento 5 stelle è improvvisamente piombato in un silenzio profondo e surreale. All’alba, quando il Pd aveva già raddoppiato i suoi voti, Nicola Morra e Roberta Lombardi si sono rifiutati di commentare il risultato. La conferenza stampa di Grillo è stata annullata. Il suo sito, che ancora sbeffeggiava l’ebetino, taceva. La bruciante sconfitta contro Renzi ha avuto l’effetto di uno shock collettivo. Dopo molte ore si silenzio è stato annunciato

un videomessaggio di Grillo. Mentre su internet dilagavano gli sberleffi del #vinciamopoi, il fondatore spaesato è tornato nel ruolo di comico, prendendosi un Maalox: “Siamo oltre la sconfitta”. Sul sito è comparsa una poesia di Kipling.

Lunedì la seconda batosta: in Piemonte e Abruzzo i due candidati dell’M5s si fermano al 20 per cento. Alle comunali dilaga il Pd. Il sito si deve consolare con piccole

soddisfazioni: “Cinzia Ferri è stata eletta sindaco con l’M5s a Montelabbate nelle Marche”. Nei talk show latitano le facce dei soliti grillini. Uno dei primi a ritrovare la parola è Alessandro Di Battista, il pasdaran del movimento, che è intervenuto su Facebook: “Ieri non ho scritto nulla. Stavo a pezzi! La sensazione che sentivo? Come se qualcuno mi avesse strappato un pezzo di carne…. Sono stato malissimo. Non ho mangiato nulla per ore e avrò fumato 30 sigarette, proprio io che non fumo quasi mai”.

È ovvio che la bruciante sconfitta lascerà solchi profondi. Perché l’odiato ebetino Renzi con la sua schiacciante vittoria ha letteralmente rottamato la strategia politica e i dogmi dell’M5s. Produrrà conflitti interni tra l’ala dialogante e quella militante del movimento. “Serve un momento di autocritica”, ammette perfino una dura come Giulia Sarti. Sarà un processo doloroso, la rinuncia a sogni che sembravano a portata di mano. Napolitano rimarrà presidente, il parlamento non sarà sciolto, le richieste di elezioni anticipate saranno accantonate.

Grillo mette già le mani in avanti: “Non ci sarà alcuna resa dei conti”. Ma è tutto da vedere. Intanto Casaleggio suggerisce un cambio di strategia: “Dobbiamo sorridere di più”. Ottima idea. Ma temo che non basterà.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it