10 marzo 2014 23:23

Tanto Edward Snowden è sembrato composto, quasi serafico, tanto Glenn Greenwald è parso teso, contratto, durante il suo intervento al South By Southwest.

L’ex giornalista del Guardian, autore dello scoop sul caso Datagate, è intervenuto il 10 marzo in collegamento video al South By Southwest di Austin. Avrebbe dovuto partecipare di persona, poi ha deciso di non lasciare il Brasile, dove vive insieme al partner David Miranda.

La sala che ha ospitato l’incontro, un po’ a sorpresa vista l’affluenza che si vede di solito al South By Southwest, non era piena.

Come Snowden poche ore prima, Greenwald ha dato una soluzione semplice per difendersi dallo pionaggio dell’Nsa: l’uso di connessioni cifrate. “La crittografia è molto facile da usare, e Snowden ha fatto bene a dire che ognuno può usarla. All’inizio, quando Edward mi ha chiesto di usarla pensavo fosse troppo difficile. Per questo all’inizio mi sono rifiutato di farmi mandare i documenti. Alla fine imparare non è stato troppo difficile”, ha detto Greenwald.

Intervistato da Micah Sifry, direttore di techPresident.com e cofondatore di Personal Democracy Media, il giornalista ha parlato a lungo del rapporto tra privacy e sicurezza nazionale. “Quello che fanno i politici durante il loro mandato dev’essere trasparente, sono dei dipendenti pubblici. Ma a volte la riservatezza è necessaria. Vale anche per i giornalisti. Io avrei potuto pubblicare subito tutti i documenti che Snowden mi ha fornito, ma non l’ho fatto perché dentro ci sono cose che non era il caso di pubblicare, e che penso non pubblicherò mai”, ha detto Greenwald.

“A un certo punto smetterò di lavorare sui documenti di Snowden, forse tra sei o sette mesi. Ora arrivato più o meno a metà. Ma ci sono ancora cosa diverse cose scioccanti da raccontare ai lettori. Non voglio anticipare nulla, perché sono argomenti complessi e difficili da spiegare in poche parole”, ha aggiunto.

Greenwald ha detto che continuerà a pubblicare le sue inchieste sull’Nsa su The Intercept, la rivista online di giornalismo investigativo

che ha fondato insieme a Laura Poitras e Jeremy Scahill. E continuerà anche a condividere i documenti riservati con gli altri giornalisti. “C’è un nuovo modello di giornalismo collaborativo, fondato sulla condivisione di documenti. I primi a farlo sono stati quelli di Wikileaks”, ha dichiarato Greenwald.

Entusiasta del giornalismo digitale e dei social network, Greenwald ha definito il suo lavoro come “far brillare una luce sulle cose che il potere ci nasconde”. Ed è sembrato piuttosto critico verso i media tradizionali. “Twitter è un ottimo mezzo di comunicazione, perché ti permette di interagire con i lettori. I giornalisti dei media tradizionali sono abituati al monologo, vivono isolati su una collina”, ha detto.

Per finire, il giornalista ha ricordato l’importanza del gesto di Edward Snowden per il dibattito sulla privacy in rete. “Un anno fa Edward era un’impiegato sconosciuto. Poi con le sue rivelazioni ha scatenato una reazione a catena ed è diventato un esempio per tutti. Ci ha insegnato che possiamo sconfiggere il disfattismo e combattere contro l’autorità per i nostri valori”, ha concluso Greenwald.

Giovanni Ansaldo lavora a Internazionale. Si occupa di tecnologia, musica, social media. Su Twitter: @giovakarma

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