03 marzo 2017 19:02

Lorde, Green lights
Ma davvero Lorde ha solo vent’anni? Ad ascoltare le sue canzoni non sembrerebbe. La cantante neozelandese ha dimostrato fin da subito una maturità fuori dal comune. Quando ha registrato il suo primo disco, Pure heroine, aveva solo sedici anni ma fu in grado di tirar fuori brani di alto livello come 400 lux e Royals. La giornalista del Guardian Caroline Sullivan in una recensione del 2013 ha sintetizzato con efficacia il suo stile: “Old soul in a young body”. Ma la cosa bella di Lorde è che il suo pop non è nostalgico. È vivo, contemporaneo, si nutre con efficacia di piccole immagini del quotidiano (Green light si apre con la splendida immagine di una ragazza che “si trucca dentro la macchina di qualcun altro”). Il nuovo singolo della cantante neozelandese, che anticipa il secondo disco Melodrama, conferma tutte le sue qualità di autrice e performer. È un brano più solare dei precedenti, costruito su improvvise accelerazioni vocali. Nella seconda parte si apre, concedendosi momenti dance trascinati da un efficace piano house. Vengono in mente certi pezzi di Madonna, ma anche di Taylor Swift, in un certo senso (non è un caso che il produttore Jack Antonoff abbia lavorato a 1989). Ma quanto è brava Lorde.

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Ryan Adams, Streets of Philadelphia
Ryan Adams è uno dei talenti più sottovalutati della musica americana. Ha il difetto di alternare grandi album a dischi un po’ inutili, ma quando è in forma tira fuori grandi canzoni in bilico tra country, folk e rock. Prisoner, il suo ultimo disco, è una delle ciambelle uscite col buco: un album che omaggia gli anni ottanta. Per promuoverlo, Adams sta facendo il giro di rito nelle radio statunitensi ed europee insieme alla sua chitarra. Quando è passato negli studi della Bbc, dopo aver suonato la sua ballata To be without you, ha tirato fuori questa perla: Streets of Philadelphia, scritta da Bruce Springsteen per il film Philadelphia e vincitrice dell’Oscar per la miglior canzone nel 1994.

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Connie Constance, Clouds (feat. Jelani Blackman)
Connie Constance è nata a Watford, nel Regno Unito. Ha poco più di vent’anni e si è trasferita a Londra quando ne aveva sedici per studiare danza e diventare una poetessa. In seguito ha scelto la strada della musica. Per fortuna, viene da aggiungere, dopo aver ascoltato la sua voce. Finora Connie ha pubblicato poco materiale (un ep e tre singoli) ma ha già fatto intravedere ottime doti, rimanendo sempre in equilibrio, tra soul, hip hop e musica ambient. La casa discografica britannica Black Acre ha già messo le mani su di lei. Il suo nuovo singolo, Clouds, vede la collaborazione del rapper Jelani Blackman. Aspettiamo l’album con curiosità, quindi.

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Spartiti, Ida e Augusta
Gli Spartiti sono un duo formato da Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò e Max Collini, ex cantante degli OfflagaDiscoPax. Dopo aver pubblicato nel 2016 l’album Austerità, sono tornati da poco con un ep intitolato Servizio d’ordine. I nuovi brani, com’era già successo nel disco precedente, sono delle microstorie raccontate con la formula dello spoken word, specialità di casa Collini. La più toccante di queste vicende è quella di Ida e Augusta, ispirata a una storia vera, quella di due donne tedesche (Augusta Ludäscher e Ida Roser) che nel 1944 evitarono una strage dei nazifasciti nel paese di Gombio, in provincia di Reggio Emilia. Gli Spartiti la settimana prossima saranno ospiti di Manifesto, un interessante festival che si tiene al Monk di Roma e raccoglie diversi nomi interessanti dell’elettronica italiana e internazionale: Clap! Clap!, Dangue Dengue Dengue e Ash Koosha.

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Herva, Rule the sun
Il toscano di origini ivoriane Herva è uno dei tanti musicisti italiani che si stanno facendo valere nel panorama dell’elettronica internazionale. Da due anni infatti Herve Atsè Corti, questo il suo vero nome, ha firmato con la Planet mu, importante etichetta britannica (quella che pubblica, tra gli altri, i dischi di Burial). Herve è un ingegnere elettronico e un produttore. Ama costruirsi da solo gli strumenti, che a volte assembla nell’officina dove lavorava suo nonno, nella campagna a sud di Firenze. La sua elettronica è un po’ cerebrale e ha riferimenti alti, dagli Autechre a Aphex Twin. Il suo secondo disco, Hyper flux, è uscito il 24 febbraio.

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