19 maggio 2011 00:00

Di solito dubitare è sinonimo di spirito critico. Chi non dubita è un credulone. La morte di Osama bin Laden o l’arresto di Dominique Strauss-Kahn, l’incidente alla centrale di Fukushima o il riscaldamento climatico, il dubbio è diventato anche un modo per reagire alla rapida successione di notizie clamorose, inattese, indecifrabili. Per non rimanere passivi di fronte al diluvio informativo, per convincersi di avere il controllo della situazione. Ma spesso il dubbio si trasforma in diffidenza verso tutto e tutti. Oppure è accompagnato dalla sospensione di ogni giudizio in nome di una presunta equidistanza o di una saggia prudenza. Il risultato è che non si prende parte, non ci si espone, quindi non si rischia. La scomparsa dei fatti e l’invasione delle opinioni sono il terreno fertile di ogni tipo di dubbio. In questo i mezzi di informazione hanno avuto una grande responsabilità. Hanno rinunciato ad approfondire, a verificare le notizie, a scegliere con cura le parole, a fornire dettagli per aiutare a superare i dubbi cercando la verità.

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