06 gennaio 2011 00:00

Hans Henny Jahnn, Tredici storie inospitali

Lavieri, 190 pagine, 16,00 euro

Cerco un libro inusuale, fiabe per adulti che sappiano ricordarci la precarietà della condizione umana, la nostra fragilità e le nostre inadempienze, e lo trovo ovviamente nella piccola editoria. Sono i racconti, taluni di natura fiabesca e allegorica, di cui un giovane editore pugliese ha affidato la scelta a Domenico Pinto, tratti dalla raccolta Perrudja (1929) e dallo sterminato romanzo/autobiografia/saggio, ancora inedito in Italia, Fluß ohne Ufer (Fiume senza rive).

Morto nel 1959 dopo una vita non meno disperata di quella di altri artisti di Weimar, radicalmente deviata dall’esperienza del nazismo, Jahnn è noto da noi a pochi specialisti. È arrivato il momento di scoprirlo.

Prosatore raffinato e asciutto, maestro di molti e pari ai più grandi, si è confrontato con la storia nella chiave del mito, arditamente spiazzandoci negli sfondi atemporali, e però poco esotici, che continuamente rinviano ad alcuni temi ossessivi: il doppio, l’eros (spesso omosessuale), l’incesto, il crimine, i riti aberranti del cannibalismo che regge, a parer suo, le società, il dominio dei ricchi sui poveri, dei forti sui deboli (si legga per esempio Il re sassanide). Acristiano, insofferente dei luoghi comuni della ragione e della fede, Jahnn nasconde sotto uno stile formidabile una tensione estrema, una disperazione che torna ad appartenerci.

Internazionale, numero 879, 7 gennaio 2011

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