Walter Siti, Resistere non serve a niente

Rizzoli, 320 pagine, 17 euro

“Ormai il mondo è piccolo come un pugno, il denaro ha sconfitto la geografia”. Con Troppi paradisi e Il contagio, il nuovo romanzo di Walter Siti è un’attendibile registrazione dei modi esteriori e intimi dell’ultima grande mutazione, italica e stavolta mondiale, che potrebbe anche essere quella definitiva. Siti investiga senza moralismi, affascinato e respinto: cosa siamo diventati e come siamo diventati, a partire dall’incontro con un personaggio esemplare, Tommaso, un figlio di carcerato che si fa strada nel gioco della finanza a confronto con simili più agguerriti. Molti di loro vengono dal crimine, dalle mafie. La curiosità di Siti è necessaria ed è giudicante, pur se affascinata dal nuovo male che ha travolto tutto e dai luoghi dove si afferma con più prepotenza indirizzando ogni comportamento.

Se il romanzo ha ancora il compito di aiutarci a capire il nostro contesto sociale e morale, questo è un romanzo d’eccezione per la forza dei suoi confronti, la vivacità dei suoi squarci, la chiarezza della sua analisi. È in qualche modo, e Siti lo sa, un romanzo storico, una sorta di odierno Fratelli d’Italia che ha le sue radici in Felix Krull e in Bel-Ami, segnato da un cinismo dolente e non ribelle, secondo l’amara constatazione del titolo. Nell’accettazione della piega che ha preso la storia, nell’incubo per l’impotenza di ogni nostra reazione.

Internazionale, numero 948, 11 maggio 2012

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