18 novembre 2020 13:30

Agatha Christie
Assassinio sul Nilo
Mondadori, 308 pagine, 14 euro

Stanchi di tanti polizieschi anche italiani poco vari e raramente profondi, anzi stupidi o trucidi, si è grati agli Oscar della nuova traduzione di un “classico”, dopo Assassinio sull’Orient Express con cui forma un dittico memorabile. Ne è protagonista il belga Hercule Poirot, degno erede di Sherlock Holmes, forse meno scientifico ma dotato di uno strano umorismo e di un certo intimo e allegro sadismo. Del suo sguardo disincantato e continentale la grande signora si servì per guardare alla società britannica del suo tempo, “in trasferta” in questi due romanzi. Se sull’Orient Express l’azione è più concentrata e dinamica, sul Karnak, il grande battello che va su e giù nel Nilo, è più lenta e permette di conoscere meglio i tanti personaggi, nessuno innocente, vittime comprese. Ma della trama è bene tacere.

In definitiva si amava Agatha Christie perché lei non ci amava, diffidava del genere umano e delle passioni, tentazioni e ipocrisie che lo portano spesso alla dissimulazione disonesta, al doppio gioco, alle coltellate alle spalle. I connazionali della lady per primi, ma anche gli altri non scherzano. Il piccolo grande Poirot ha il volto di Kenneth Branagh nel nuovo film da questo libro, di cui è anche regista. Chissà se riuscirà a farci dimenticare i suoi due geniali predecessori in quel ruolo, Albert Finney e Peter Ustinov.

Questo articolo è uscito sul numero 1384 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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