Il telefono squilla. Non fa drin drin. Ormai con i cellulari l’epoca del drin drin è tramontata per sempre. Ormai le suonerie sono psichedeliche. Si va da Michael Jackson alla sigla dei Simpson e qualcuno, ahimè, ha anche qualche inno del ventennio come “Faccetta nera” o “Giovinezza”.

Però è sul 105, un autobus romano, che le suonerie diventano orge picassiane. È un tripudio di suoni. Quando un telefono squilla sul 105 sembra quasi di vedere la star di Bollywood Shahrukh Khan piroettare felice dopo aver conquistato l’amata. Bollywood regna in questo paradiso delle suonerie. Ma non è l’unica a dominare. La incalza la devozione. Eh già, il sacro Corano fa capolino dalle tasche e dalle borse. C’è la chiamata alla Preghiera, la sura degli uomini e l’immancabile sura aprente.

Sembra un po’ blasfemo trasformare il sacro in suoneria. Qualcuno sembra anche vergognarsi di questa scelta scriteriata… mettere qualcosa di così prezioso in un posto tanto indegno, Allah perdonami! Chi ha questo tipo di suoneria, infatti, non risponde mai subito, perché vuole dare tempo alla sura di concludersi. Interrompere rispondendo sembra quasi un peccato. Però nel frattempo chi stava telefonando si stufa e attacca.

Il 105, questo nocchiere metropolitano, parte dalla stazione Termini, ombelico del mondo, e arriva a Grotte Celoni, un capolinea che tecnicamente è Roma, ma di fatto non lo è. Grotte Celoni, infatti, è qualche chilometro fuori dal raccordo anulare, quindi fuori Roma. Ma chi abita lì non ci sta. “Siamo periferia”, ti dicono con orgoglio. Però poi ti guardi intorno e vedi che c’è un vuoto che fa in fretta a trasformarsi in degrado.

Un groviglio di corpi e odori

Il 105 è verde, lungo, sinuoso. Sembra una nave marziana, ma anche un battello di disperati vecchia maniera. Lunedì mattina è meglio non prenderlo. Anche martedì. A ben pensarci, meglio evitarlo anche mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica (si anche la domenica). È sempre zeppo come un otre. Anche perché chi vive oltre le periferie ha solo questo mezzo per venire in città a lavorare.

Il 105 è groviglio di corpi. I continenti si sfiorano in questo brandello a ruote di Roma capoccia. Si sfiorano e si sudano addosso. Occhi a mandorla, pelle nera, nasi schiacciati, capelli biondi, c’è di tutto dentro questa Babele rotante. La notte è anche peggio del giorno. Sagome stanche la riempiono e qualcuno riesce anche a conquistarsi un posto per farsi una pennica. Sono sagome migranti che hanno lavorato in pizzeria o pulito qualche cesso nauseabondo della Roma bene.

Il bus passa dalla Chinatown di Piazza Vittorio a Ponte Casilino, dove giovani freak scendono per buttarsi nella movida popolare del Pigneto. Però l’autobus non ha tempo nemmeno per un aperitivo trendy, deve trottare verso Tor Pignattara, Centocelle, Alessandrino, Torre Gaia, Giardinetti. L’italiano si mischia con il bangla, il cinese con il somalo, il romeno con lo spagnolo. Nasce una nuova lingua, un terzo paese. E anche i profumi si mischiano alle puzze. C’è molto odore di cipolla sul 105. Qualcuno si tappa il naso e dice: “La cucina del subcontinente indiano ha i suoi svantaggi”. Nessuno mangia macrobiotico sul 105 e il naso lo capisce. Non solo cipolle, però. Anche i panini del McDonald’s che schiumano ketchup si fanno sentire.

Ogni tanto sale quello che qualche ragazzetto romano ha definito il Gaber rom. Ha una chitarra che strimpella male, ma una verve poetica da fare invidia a X Factor. La sua hit è una canzone sulla cellulite. Se non gli dai una moneta di quelle buone ti augura cellulite e smagliature. Le borsette delle signore che già pensano alla prova bikini del 2011 si aprono magicamente.

Si ride molto nel 105, ma si piange anche. È un bus a rischio, ti dicono gli autisti, che non amano guidarlo. Sono tante le aggressioni. “I soliti stranieri”, verrebbe da dire a qualcuno. Invece i colpevoli sono quasi sempre ragazzi italiani dell’estrema periferia. Ragazzi lasciati soli nel degrado di quartieri senza spazi di socialità, ragazzi di cui nessuno si occupa più.

Igiaba Scego è una scrittrice di origine somala. È nata nel 1974 a Roma, dove vive.

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