01 giugno 2011 17:29

La virilità del potere non è più in discussione. Da un mese i giornali straripano delle squallide storie di sesso di uomini ricchi e influenti. L’ex governatore della California ha tradito la moglie. L’ex capo del Fondo monetario internazionale è in attesa di processo, accusato di aver tentato di stuprare una cameriera a New York. In Gran Bretagna un banchiere, un importante giornalista, dei calciatori e altri uomini senza nome sono stati accusati di aver usato le norme destinate a proteggere la privacy di persone innocenti per coprire le loro relazioni extraconiugali. È passato quasi un secolo da quando le donne europee e statunitensi hanno cominciato ad avere posizioni di rilievo negli affari e in politica, ma guardando i titoli dei giornali non si direbbe.

Nelle ultime settimane le donne sono apparse sulla stampa quasi solo nel ruolo di mogli tradite o vittime coraggiose. C’è un’immensa differenza tra l’infedeltà consensuale e l’aggressione sessuale. Gli uomini che tradiscono sono canaglie di una specie diversa rispetto a quelli che stuprano. Eppure la differenza è stata cancellata dal banale stereotipo secondo cui violenza, sfruttamento e bugie sono una componente inevitabile della routine del potere nella politica moderna. Questa non è l’età dell’innocenza. La società occidentale ha conosciuto e superato gli scandali di John Profumo, Bill Clinton e Silvio Berlusconi e non possiamo più fingere di essere sconvolti dai leader politici donnaioli. Eppure è difficile stabilire chi sia più degradato da questo vergognoso spettacolo: gli uomini di cui si parla, la stampa che con la sua ossessione per il sesso ha espulso dalle prime pagine molte notizie vere, o noi, che ci siamo lasciati depistare. La gente è indignata dal fatto che alcuni personaggi pubblici abbiano sfruttato delle leggi britanniche per nascondere le loro colpe, ma la nostra passione per il fango ci distrae dalla gravità di questo abuso di potere.

L’ipocrisia del circo dell’informazione oscura sia la portata della corruzione politica sia la quotidianità dell’infedeltà sessuale, dello stupro e degli abusi, che non sono certo esclusiva di chi è ricco e famoso. L’idea che ricchezza e condizione sociale siano indicatori di infedeltà ignora il fatto che il 45 per cento delle mogli e il 60 per cento dei mariti nella loro vita hanno storie di sesso extraconiugale. Molte femministe hanno cercato di psicoanalizzare l’abuso maschile della fiducia femminile come una malattia del potere. La copertina di uno degli ultimi numeri di Time pretende di sapere perché “gli uomini potenti si comportano come maiali”. È una domanda sbagliata, perché presuppone che gli altri uomini non si comportino nello stesso modo e fa torto alle migliaia di donne che ogni giorno sono violentate da tassisti, impiegati, parenti e amici.

Vale la pena di paragonare la pubblica condanna di Dominique Strauss-Kahn, la cui colpevolezza è data per scontata da molti, al caso del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, che deve rispondere di accuse simili in Svezia. La sinistra ha preventivamente assolto Assange perché, in quanto paladino della libertà di parola, non può essere uno che maltratta le donne. Strauss-Kahn, invece, è un protagonista del sistema finanziario in cui lo sfruttamento è accettato. Si presuppone che sfruttamento sessuale e potere vadano a braccetto. Sia Assange sia Strauss-Kahn respingono le accuse. C’è una complicità di fondo in tutto questo: alla stampa piace vedere gli uomini importanti con i pantaloni abbassati e spettegolare su come sono grossi, duri e cattivi. Cattivi forse lo sono, ma la potenza di questi individui è tutta da discutere.

Il problema non è che ci stiamo facendo fregare, ma che lo stiamo facendo con fredda inefficienza. Il presunto donnaiolo Fred Goodwin ha fallito come amministratore delegato della Royal Bank of Scotland: con lui la banca è precipitata in una crisi finanziaria costata miliardi. Con Schwarzenegger governatore, la California è sprofondata nella disoccupazione. Strauss-Kahn, intanto, contribuiva a imporre severi programmi di austerità – in Grecia, Irlanda e Portogallo – che non sono riusciti a salvare l’eurozona. Ci piace credere che questi politici siano dinamici, pericolosi e capaci di tenere tutto sotto controllo. In realtà incarnano una sorta di capitalismo del disastro, paranoico e speculativo.

Gli uomini che guidano banche e governi sono idioti qualunque e sbagliano come chiunque altro. Manipolano la loro immagine di playboy per puntellare il proprio potere, a volte con l’appoggio delle mogli. Quando hanno chiesto ad Anne Sinclair, moglie di Strauss-Kahn, se era infastidita dalla reputazione del marito, ha risposto: “Ne sono orgogliosa. Per un politico la capacità di sedurre è importante”. Come Sinclair, molti di noi vorrebbero che la politica fosse eccitante seduzione reciproca. E invece ci troviamo raggirati da uomini ricchi e potenti che abusano dei loro privilegi. Le battute vanno benissimo, ma se vogliamo vivere in un mondo in cui le donne sono rispettate e i lavoratori protetti, non basta ridere e darsi di gomito quando il potere ha i pantaloni abbassati.

Internazionale, numero 900, 2 giugno 2011

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