Dunque, David Cameron e la moglie Samantha dimenticano Nancy, la figlia di otto anni, in un pub del Buckinghamshire dopo un pranzo della domenica. Non è una barzelletta, è successo circa due mesi fa, ma Downing Street (per motivi che non sono dati a sapere a noi comuni mortali) l’ha reso pubblico solo in questi giorni. Pare che i Cameron siano usciti separatemente dal pub: lui con la scorta, lei con gli altri due figli più piccoli e alcuni amici. Ognuno pensava che Nancy (che era andata al bagno) fosse con l’altro.

 

Certo, essere genitori nel mondo moderno non è facile. Non ho mai lasciato mia figlia in un pub (lei me lo conferma: ho controllato per correttezza, perché i figli ricordano i traumi più a lungo dei genitori). Però devo confessare, ai tempi dell’asilo e della scuola elementare, più di una telefonata con mia moglie del tipo: “Ma non eri tu che dovevi andare a prendere Clara oggi?”.

 

Ho degli amici romani che hanno dimenticato il figlio di cinque mesi in una pizzeria. Dormiva sotto il tavolo nella culla per auto. Loro hanno pagato il conto e sono usciti soli, com’erano abituati a fare fino a poco tempo prima. Se ne sono accorti quasi subito, ma erano mortificati. Anche un giornalista del Guardian, a cui il direttore ha chiesto di scrivere un pezzo di colore sulla vicenda dei Cameron,

racconta di quando ha dimenticato il neonato dal pescivendolo.

 

Il suo mea culpa sembra essere condiviso da molti di quelli che hanno lasciato commenti sui vari siti che hanno riportato la notizia. Sembra quasi che la vicenda abbia rotto un tabù, scatenando un fiume liberatorio di confessioni. Certo, tra i più di mille commenti postati in seguito alla notizia della Bbc c’è qualche rappresentante dell’ala dura, come la signora che scrive: “Come genitore, sono scioccata. Non è una cosa che ‘può succedere a tutti’, meno che mai a una persona che è circondata da una scorta pagata da noi contribuenti”. Ma i più sono d’accordo con Justine Roberts del sito Mumset - una specie di social forum per i genitori – che dice alla Bbc: “Se non è successo a te, o sei fortunato, o sei ossessivo”.

 

Sotto il dibattito, però, serpeggia un incubo legato a due bambini inglesi sottratti a genitori più o meno distratti – Jamie Bulger e Maddie McCann. Sono vicende che possono sembrare lontane anni luce dalla confusione momentanea di un primo ministro e la moglie, ma che in realtà formano parte di una narrativa nazionale, e non solo, di genitori buoni, genitori cattivi e mostri in agguato dietro le quinte.

 

Per me il grande trauma cinematografico della mia infanzia non è stato la morte della madre di Bambi ma il cattivissimo Child Catcher di Chitty chitty bang bang, un personaggio che poteva uscire solo dalla mente del grande e perverso Roald Dahl. Lui sì che capiva le paure e i tabù che si nascondevano dietro quello strano miscuglio di spregiudicatezza e riservatezza che è tipico del carattere anglosassone. Oggi il personaggio interpretato dal ballerino australiano Robert Helpmann può sembrare buffo, ma per me riguardarlo, anche a distanza di quarant’anni, non è facile.

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