02 aprile 2013 15:54

Nel Regno Unito sono tempi duri per l’apostrofo. L’ultima offesa a quest’umile ma utile segno di interpunzione è stata la decisione del consiglio provinciale (o meglio, del consiglio di contea) di Mid Devon di abolire l’uso dell’apostrofo nella segnaletica toponomastica. Dunque, non più King’s Crescent (Strada del re), ma Kings Crescent; non più St George’s Well (Pozzo di san Giorgio) ma St Georges Well.

In un paese in cui è in corso un aspro dibattito sul calo degli standard grammaticali, in cui qualche anno fa un libro sulla punteggiatura è balzato in cima alla classifica dei libri più venduti, la decisione di Mid Devon è finita su tutti i giornali. Le critiche sono arrivate anche da Londra. In una nota scritta, il dipartimento per le comunità e il governo locale ha bacchettato i consiglieri provinciali, dichiarando che “è nostro parere che gli apostrofi inglesi devono essere salvaguardati e amati”. Dopo qualche giorno, la decisione del consiglio è stata revocata.

C’era già stata una protesta quando il comune di Birmingham aveva azzardato una mossa simile, nel 2009. Il Daily Mail aveva riportato

la notizia sotto il titolo “The city where apostrophes arent welcome” (La città in cui gli apostrofi non sono benvenuti), omettendo l’apostrofo che ci vorrebbe nella forma contratta aren’t.

Qualsiasi italiano che studi l’inglese saprà che usiamo gli apostrofi soprattutto in due casi: per segnalare il possessivo singolare (John’s car, la macchina di John) o plurale (dogs’ names, i nomi dei cani); e per segnalare l’elisione di una vocale (it’s = it is; doesn’t = does not). Il problema è che nel Regno Unito la grammatica è quasi del tutto trascurata nel curriculum scolastico (nelle lezioni di inglese sono insegnate principalmente la scrittura creativa e la letteratura).

Una delle conseguenze è che esiste una specie di panico collettivo riguardo all’uso corretto dell’apostrofo. A giudicare da come scrivono gli sms, molti ragazzi inglesi (e americani) non sanno la differenza fra it’s (soggetto e verbo in forma contratta) e its (aggettivo possessivo) oppure fra you’re e your. Inoltre imperversa la tendenza ad abbondare nell’uso dell’apostrofo perché non si sa mai. Siti come The apostrophe protection society brulicano di esempi di testi scritti con apostrofi fuori posto, spesso introdotti in sostantivi plurali dove non hanno alcun senso (il mio preferito è Ladie’s sulla porta di un bagno pubblico per signore).

Di fronte a questa difficoltà (e/o incompetenza), la risposta politically correct è diventata quella del consiglio di Mid Devon: eliminare gli apostrofi del tutto perché (come ha detto il portavoce del consiglio) “creano confusione”. E chi risponde che gli apostrofi esistono proprio per evitare confusione è solo un grammar fascist.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it