12 marzo 2015 12:00
Durante una lezione al liceo Virgilio di Milano, maggio 2011. (Stefano G. Pavesi, Contrasto)

Lizanne Foster è un’insegnante canadese. Internazionale ha pubblicato un suo articolo in cui, da insegnante, chiede scusa agli studenti. Centinaia di studenti italiani le hanno scritto per ringraziarla.

Cari studenti italiani,

i vostri messaggi sono stati strazianti e commoventi. Riceverli mi ha scaldato il cuore, ma ho sofferto nel leggere le vostre frustrazioni. Ho pensato di dirvi qualcosa di più su di me per farvi capire che anche a voi andrà tutto bene.

Sono stata educata negli anni settanta in Sudafrica, durante il periodo dell’apartheid. Ero considerata una cittadina di seconda classe, indegna dei soldi che lo stato spendeva per l’istruzione dei sudafricani bianchi. Sapevo che dopo la laurea ci sarebbero stati dei lavori ai quali non avrei potuto aspirare per via del colore della mia pelle.

Ma sono sopravvissuta lo stesso. Ho avuto la fortuna di crescere in una casa piena di libri. Quando ci comportavamo bene, mio padre ci premiava regalandoci libri e fumetti che venivano dal Regno Unito. Leggevo continuamente e questo mi aiutava a rifugiarmi nei luoghi più felici della mia mente.

Ho imparato il gioco della scuola, a fare quello che era necessario per tirare avanti. Uno dei “vantaggi” di essere vissuta sotto l’apartheid è stato che sono nata per resistere. Sapevo che quello che mi diceva il governo non era vero, perciò ho imparato a leggere il mondo diversamente, tra le righe e fuori delle righe.

Quando indossavo l’uniforme della scuola, ero una studentessa che stava perfettamente al gioco, quando me la toglievo, ero solo me stessa e imparavo quello che volevo.

Sono diventata insegnante per caso. Era l’ultima cosa che volevo fare, perché a scuola avevo vissuto tante esperienze orribili. I professori ci picchiavano e ci punivano ingiustamente.

Ma quella di insegnante era una delle poche carriere alle quali lo stato consentiva di accedere a chi aveva la pelle del mio colore. E così per venticinque anni ho cercato, prima in Sudafrica e poi qui in Canada, di essere il tipo di insegnante che mi sarebbe piaciuto avere quando ero una studentessa.

Mi dispiace che anche voi stiate vivendo la stessa esperienza degli studenti canadesi e americani perché i politici tagliano i fondi alle scuole pubbliche e incoraggiano la privatizzazione dell’istruzione.

Sappiate che non siete soli in questa lotta.

Sappiate che anche voi ce la farete.

Vi do qualche consiglio per riuscirci meglio.

Accumulate esperienze che vi permettano di uscire dalla vostra zona di sicurezza. Che cosa succede al vostro cervello e al vostro corpo quando passate un’ora in un bosco o sulla riva di un fiume a guardare semplicemente l’acqua che scorre?

Cercate di stare con chi condivide i vostri interessi e le vostre preoccupazioni. La vostra “tribù” è lì fuori che vi aspetta. Unitevi a persone che fanno arte, fanno musica o fanno la differenza in altri modi.

Esprimete quello che avete imparato, quello che avete visto e notato. Disegnate. Cantate. Ballate.

Voi siete importanti. C’è un motivo per cui siete qui. Il mondo aspetta il risveglio della vostra passione e della vostra creatività.

Namaste,

Lizanne

(Traduzione di Bruna Tortorella)

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