22 giugno 2006 00:00

L’ultimo esercizio che vi ho assegnato era più difficile di quanto sembrasse e i risultati sono stati vari e interessanti. Vi avevo chiesto di buttare giù un curriculum vitae del vostro protagonista. Tanti lo hanno scritto come un flusso di coscienza, fornendo solo qualche dato fondamentale sul personaggio.

M. Cristina M., per esempio, ha dato voce ai pensieri di Anna, ventidue anni, in partenza per il Messico. Altri hanno scritto delle biografie condensate. Kristin, invece, ha inviato un romanzo nel romanzo: “Spett. Ditta, accludo cv e modulo per richiesta lavoro part-time presso vs. punto vendita ‘Fermata: Convenienza’ a Cliftonville. Disponibilità: max quindici ore a settimana. Diversamente, mi tagliano il sussidio. Nome: Sadie Joan. Cognome: Olds. Nata il: 19/08/1979 a Margate (Kent). Madre: deceduta (overdose di eroina)”. Non è esattamente quello che vi avevo chiesto, ma è un’idea carina: offre un assaggio di narrazione e qualche notizia sul contesto.

Molti hanno aggiunto un po’ di colore quasi senza accorgersene. Jeffgwatts ha scritto il curriculum di un personaggio di nome Marathur: “Cinquantatré anni, fratello maggiore di Philippus. Marathur era più intelligente ma Philippus era pieno di carisma. Fu inevitabile, quindi, che fosse quest’ultimo a succedere al padre a capo del senato”. Il brano sarà anche in forma di nota, ma lascia già intravedere lo stile urgente e vivace che l’autore probabilmente adotterà.

Con scelte così diverse, si è aperto un dibattito tra i lettori su chi avesse fatto l’esercizio bene e chi male. Il mio parere è che ci sia solo un criterio per giudicare la riuscita dell’esercizio: scrivere è bene, non scrivere è male. Io vi indico un certo metodo perché per me ha funzionato e sono contenta se altri lo usano. Però siete sempre liberi di andarvene per la tangente fin dove vi porta la vostra scrittura.

Alcuni di voi hanno scritto dei profili che suggeriscono una svolta drammatica nella vita dei personaggi. È il caso del curriculum mandato da Jmj: “Il mio protagonista maschile è un ragazzo piacevole e di successo. Intelligenza sopra la media. Scuola e università, bene (anche se avrebbe potuto far meglio con un po’ di lavoro in più e un po’ di partite e bevute in meno). Incapace di manifestare emozioni”. Con un carattere così, è ovvio che sta per succedergli qualcosa di pericoloso, che gli sconvolgerà la vita in modo imprevedibile.

Altri invece hanno scelto di evidenziare dei dettagli inconsueti, che potrebbero rimandare a una dimensione fantastica. Gianluca, per esempio, ha associato a ogni personaggio una figura geometrica, lasciandoci intendere che avrà una qualche rilevanza nello sviluppo della storia.

Ampliare ulteriormente questi curriculum potrebbe esservi d’aiuto. Fatevi delle domande: qual è il cibo preferito dal protagonista? Il colore? Il programma televisivo? Si sa che Turgenev passava intere settimane a scrivere biografie dettagliatissime anche per i personaggi minori, per poi selezionarne solo piccole parti da includere nel lavoro finale. Non è il caso che vi spingiate così in là, però è utile per farsi venire delle idee sulle reazioni del personaggio agli eventi che dovrà affrontare.

Si tratta di un lavoro “di base” che dovete fare per conto vostro – senza dimenticare la vostra razione settimanale di prosa narrativa continua, cioè di romanzo – ma vi darò pure un paio di esercizi per farvi pensare al protagonista in un modo un po’ diverso. Voglio che scriviate un paragrafo o due dal suo punto di vista, in cui lui, o lei, si rompe un pollice.

No, poi non dovrete per forza inserire questo piccolo avvenimento nel libro, anche se mi solletica l’idea che, tra qualche decennio, una tesi di dottorato analizzerà l’importanza della frattura del pollice nella narrativa dell’inizio del terzo millennio.

Se non volete che nel libro il protagonista si rompa davvero il pollice, quest’esercizio può semplicemente rientrare in quel materiale di sfondo che abbandonerete in seguito. Fatelo in ogni caso. Scoprirete cose sul vostro personaggio che per ora non sospettate nemmeno: quanto si fa condizionare dagli incidenti, quanto è vulnerabile, qual è la sua risposta al dolore. Ed è tutto materiale che potrete usare più avanti.

Quelli che hanno scelto come protagonisti draghi o gatti, sono autorizzati a scegliere anche altri ossicini. L’importante è che non vi consideriate esclusi dall’esercizio solo perché il vostro protagonista ha un punto di vista inconsueto. In un romanzo, un drago può essere reale e convincente come un essere umano (e viceversa).

Internazionale, numero 647, 22 giugno 2006

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