21 settembre 2006 00:00

La settimana scorsa vi ho chiesto di raccogliere tutto il materiale prodotto in questi sette mesi, sparpagliarlo per terra e poi sistemarlo in ordine cronologico. Quindi vi ho invitato a riempire gli eventuali buchi con qualche riga di spiegazione.

In poche parole vi ho chiesto di costruire la trama, e come avete visto non è poi così difficile. Lavorando al primo libro, capita spesso di pensare che c’è una formula magica per trovare l’intreccio del romanzo e dargli una struttura. In realtà siete solo voi, gli autori, a decidere gli eventi e la loro successione. E quando non stanno in piedi, sta a voi fare dei cambiamenti.

Se ci abbiamo messo sette mesi per arrivare a questo punto, è perché inventarsi una trama dal nulla è faticosissimo, soprattutto quando non si è ancora deciso di quale argomento si vuole parlare. Con del materiale a disposizione, diventa tutto più facile.

Una tipica domanda rivolta agli scrittori è se hanno in mente l’intreccio dei loro libri prima di cominciare a scriverli. Magari per qualcuno è così, ma io non ho mai conosciuto un autore che si sia messo a stendere una trama dettagliata prima di aver buttato giù almeno qualche riga.

Soltanto adesso che siete completamente immersi nel romanzo, potete fermarvi a fare qualche progetto, o qualche bilancio. Questo, però, non deve distrarvi dalla scrittura. Spesso l’unico modo per scoprire ciò che capiterà nelle pagine successive è prendere la penna in mano e mettersi al lavoro.

D’ora in poi ci eserciteremo sugli aspetti tecnici, che potrebbero servirvi per la stesura di alcune scene del vostro libro. Tuttavia non dimenticatevi di lavorare al romanzo indipendentemente dagli esercizi: riempite i buchi e scrivete i relativi appunti di spiegazione.

La descrizione fisica di un personaggio, che vi ho chiesto di fare due settimane fa, rientra già in questa nuova fase, perché spesso sono proprio le descrizioni a rivelare le carenze tecniche di uno scrittore. In altre parole: descrivere l’aspetto di una persona attira i luoghi comuni come il miele attira le mosche. Le bionde sono sempre prosperose, gli anziani hanno le rughe e i bambini le guanciotte. Leggiamo che un personaggio è basso oppure alto, corpulento o mingherlino e quell’informazione ci sembra superflua, messa lì come riempitivo inutile per una storia che non va da nessuna parte.

I brani descrittivi migliori sono quelli che s’inseriscono efficacemente nello sviluppo della storia. BigT scrive di una ragazza che è rimasta fino a tardi al lavoro e sente uno strano rumore provenire dall’ufficio del capo. Lo trova sdraiato per terra: “Abito di Gucci, piedi scalzi… Non aveva perso conoscenza, ma evidentemente non riusciva a muoversi. I capelli biondi, raccolti in una coda di cavallo, gli scendevano sul collo e sfuggivano, lisci e luminosi, ai lati delle guance”. Questa descrizione sembra marginale rispetto all’azione, e invece l’arroganza che trasuda dall’aspetto dell’uomo è determinante per quello che accadrà in seguito.

Una buona descrizione ha sempre due scopi: far avanzare la trama (o dirci qualcosa di rilevante) e fornirci un quadro visivo della situazione. “L’estate prima di cominciare le medie, Lupe scoprì di essere nero”. È un classico incipit descrittivo, firmato da Angelica. Ci comunica subito qualcosa in più dei semplici dati sull’età e sul colore della pelle di Lupe; per esempio, intuiamo che la sua ingenuità, tipica di un ragazzino di undici anni, sarà presto turbata da qualche elemento esterno. Con una sola frase siamo proiettati nella storia.

Nel prossimo esercizio applicheremo l’idea che tutto ciò che scrivete ha un duplice scopo. Voglio che torniate a osservare il materiale sparpagliato per terra la scorsa settimana e che prendiate un “buco” a caso. Potrei chiedervi di raccontare cosa sta per succedere in quel preciso punto, ma preferisco affrontare la cosa da un’altra angolazione. Non è ancora il momento di prendere decisioni sulla trama; cercate piuttosto di pensare a un elemento: il clima.

Che tempo fa in quel punto del vostro libro? Descrivetelo: nubifragi, temporali, caldo e cielo terso o un grigio uniforme che avvolge tutto? Intanto pensate in che modo quelle particolari condizioni meteorologiche possono influire sugli avvenimenti in corso.

Spingeranno i personaggi a compiere certe azioni? Oppure servono solo a creare un’atmosfera? Quel che dovete tenere a mente è che non si tratta solo del tempo, ma dell’ambiente concreto in cui sta per accadere qualcosa.

Internazionale, numero 660, 21 settembre 2006

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