18 gennaio 2007 00:00

A dicembre una morte e una nascita hanno segnato un momento di transizione per l’America Latina e forse per tutto il mondo. L’ex dittatore cileno Augusto Pinochet si è spento proprio mentre i leader dei paesi del continente erano riuniti a Cochabamba, in Bolivia.

Il programma discusso al Secondo vertice della comunità sudamericana delle nazioni rappresenta l’antitesi di Pinochet e della sua epoca. Con la dichiarazione di Cochabamba, i presidenti e gli inviati di dodici paesi si sono impegnati a studiare la possibilità di creare una comunità continentale simile all’Unione europea.

La dichiarazione rappresenta un ulteriore passo avanti nel processo d’integrazione regionale del Sudamerica, cinquecento anni dopo la conquista europea. Il subcontinente americano, dal Venezuela all’Argentina, potrebbe dimostrare al mondo come si crea un futuro alternativo a partire da un’eredità di colonialismo e di terrore.

Gli Stati Uniti dominano da tempo la regione usando due tipi di armi: la violenza e lo strangolamento economico. La politica internazionale funziona un po’ come la mafia: il padrino si arrabbia sempre quando qualcuno lo ostacola, anche se si tratta di un piccolo bottegaio. In passato sono falliti vari tentativi di ottenere l’indipendenza da Washington, in parte a causa della mancanza di collaborazione a livello regionale.

Per gli Stati Uniti il vero nemico è sempre stato il nazionalismo indipendente, soprattutto se minaccia di diventare un “esempio contagioso”, come disse Henry Kissinger a proposito del socialismo democratico cileno.

L’11 settembre 1973, una data che in America Latina viene spesso definita il primo 11 settembre, le forze del generale Pinochet attaccarono La Moneda, il palazzo presidenziale cileno. Il presidente Salvador Allende, democraticamente eletto, morì durante l’attacco.

Si sarebbe suicidato per non arrendersi a un golpe che stava per distruggere la più antica e vivace democrazia sudamericana instaurando un regime basato sulla tortura e sulla repressione. Un’inchiesta ufficiale condotta trent’anni dopo il golpe ha rivelato che i casi di tortura durante il regime di Pinochet furono circa trentamila. Il generale coinvolse le altre dittature militari latinoamericane sostenute dagli Stati Uniti in un programma internazionale di terrorismo di stato chiamato Operazione Condor, nell’ambito del quale furono torturate e uccise moltissime persone.

A Cochabamba Evo Morales e il presidente venezuelano Hugo Chávez hanno varato un progetto comune: la costruzione di un impianto per la separazione del gas in Bolivia. L’iniziativa rafforza il ruolo della regione nel campo della produzione internazionale di energia.

Chávez ha in mente un sistema integrato per la produzione e la vendita di energia simile a quello che la Cina sta cercando di realizzare in Asia. Il progetto dovrebbe chiamarsi Petroamerica. Il nuovo presidente ecuadoriano Rafael Correa ha proposto un collegamento per via terrestre e fluviale dalla foresta amazzonica brasiliana alla costa pacifica dell’Ecuador.

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, invece, ha invitato i colleghi a superare le differenze storiche per favorire l’integrazione del continente, anche se l’impresa sembra difficile.

L’integrazione è un requisito fondamentale per raggiungere una vera indipendenza: le potenze coloniali non solo hanno diviso i paesi gli uni dagli altri, ma hanno anche provocato spaccature profonde tra le élite ricche e la massa della popolazione più povera.

L’etnia ha sempre avuto un ruolo importante in questa divisione: di solito le élite erano bianche, europee, occidentalizzate, mentre i poveri erano indigeni, neri o meticci. Inoltre le élite bianche avevano pochi rapporti con gli altri paesi della regione e guardavano soprattutto all’occidente.

Negli ultimi anni il controllo economico è stato esercitato soprattutto dal Fondo monetario internazionale (Fmi). L’Argentina è stata il manifesto pubblicitario dell’Fmi fino alla crisi economica del 2001. Per fortuna il paese è riuscito a riprendersi, ma solo violando le regole dell’Fmi e rifiutando di pagare il debito, parte del quale è stato comprato dal Venezuela.

La Bolivia, che è stata una delle alunne più diligenti dell’Fmi, dopo 25 anni si è ritrovata con un reddito pro capite più basso di quando ha cominciato. Adesso, con l’aiuto del Venezuela, anche La Paz si sta liberando dei vincoli che aveva con l’organismo internazionale.

In America Latina gli Stati Uniti distinguono ancora tra buoni e cattivi: il presidente brasiliano Lula fa parte dei buoni, Chávez e Morales dei cattivi. Per mantenere la sua linea, tuttavia, Washington deve far finta di non accorgersi di alcuni fatti: per esempio del viaggio di Lula a Caracas, subito dopo la sua rielezione, per collaborare alla campagna elettorale di Chávez. Il ritmo dell’integrazione sta crescendo.

A dicembre il Mercato comune del sud (Mercosur) ha ripreso il dialogo sull’unità della regione e Lula ha inaugurato il nuovo parlamento del Mercosur. Il continente si sta liberando dai demoni del passato.

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