05 marzo 2019 13:11

La prossima volta che vi trovate a fare una fila lunghissima, potreste ammazzare il tempo riflettendo su questa sorprendente scoperta della “teoria delle file”, una branca della matematica che è esattamente quello che sembra. Questo particolare esempio, che ho trovato grazie a kottke.org, lo propone il matematico John Cook.

Immaginate che ci sia una banca con un solo impiegato in servizio che dedica dieci minuti a ogni cliente. In media, ogni 10,3 minuti ne arriva uno nuovo. Qual è il tempo di attesa medio per ogni cliente? Se la situazione va avanti così per molto, alla fine si arriverà a cinque ore di attesa. Però se si aggiunge un altro impiegato, scenderà a tre minuti. A dire la verità, nel mondo reale nessuna banca rimarrebbe aperta abbastanza da far arrivare la situazione a quel punto.

Ma il significato dell’esempio è chiaro: dare un po’ di respiro al sistema non è solo utile, ma fa tutta la differenza del mondo.

Spazio mentale occupato
Quello che vale per le file in banca vale anche per la vita: non avere un po’ di respiro, dal punto di vista dei soldi o del tempo, è un problema ancora più serio di quanto possiamo immaginare. Nel loro libro Scarcity, i comportamentisti Eldar Shafir e Sendhil Mullainathan dimostrano che “la carenza imprigiona la mente”.

Quando non abbiamo abbastanza di qualcosa, ci fissiamo su quello, tanto da permettergli di occupare buona parte del nostro spazio mentale. Se non siamo sicuri di avere i soldi sufficienti per provvedere alla nostra famiglia fino alla fine del mese, abbiamo un problema ovvio, ma anche uno meno ovvio: lo scotto che paghiamo in termini di risorse mentali, sostengono i ricercatori, ci renderà incapaci di prendere decisioni di spesa sensate, riducendo le nostre possibilità di uscire da quella difficile situazione.

Quando abbiamo troppe cose da fare, non siamo più capaci di gestire il tempo in modo sensato

E se non avete problemi economici, probabilmente molti di voi risentiranno della mancanza di tempo. E anche qui vale lo stesso discorso: quando abbiamo troppe cose da fare, non siamo più capaci di gestire il tempo in modo sensato, perciò continuiamo a rimandare o prendiamo troppi impegni, e finiamo per essere ancora più occupati.

Anche se decidiamo di prenderci un po’ di respiro, scopriremo la legge ineluttabile secondo cui “il tempo in più dev’essere speso”. Certo, il venerdì sera posso decidere di uscire prima dal lavoro e fare una passeggiata di un’ora nel parco – se ho questa possibilità di scelta sono una persona fortunata – ma quando arriva il venerdì pomeriggio, qualsiasi impegno anche minimamente urgente si dimostrerà più forte della mia intenzione iniziale, e finirò per rimanere inchiodato alla mia scrivania.

Una possibile soluzione, come ci spiega la consulente per la creatività Jessica Abel, è fare tutto il possibile “per impedirci di scegliere all’ultimo momento”. Se dipende da noi decidere se prenderci una pausa o toglierci il pensiero di un nuovo impegno, di solito sceglieremo di fare la seconda cosa.

Ma se abbiamo fissato un appuntamento con qualcuno, o fatto in modo di non avere più accesso a internet, o abbiamo già stabilito un programma, lo abbiamo scritto su un foglietto e lo abbiamo attaccato al muro, se, in altre parole, abbiamo fatto qualcosa per rinunciare in parte al controllo sulle nostre azioni, forse non lo faremo.

Per quanto riguarda i soldi, lo stesso risultato lo possiamo ottenere chiedendo alla banca di accantonare ogni mese una certa cifra prima che possiamo spenderla, piuttosto che contare sulla nostra capacità di risparmiare volta per volta. In conclusione: avere un po’ di respiro è veramente importante, ma non possiamo contare sul fatto che ci ricorderemo sempre quanto ne abbiamo bisogno.

Consigli di lettura
Nel suo libro Growing gills, Jessica Abel ci spiega come trovare il tempo per svolgere un’attività creativa accettando il fatto che in cambio dovremo rinunciare a qualcosa.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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