Angelino Alfano è un uomo paziente e molto accomodante. Ogni volta che è di fronte a una difficoltà, Silvio Berlusconi propone il suo nome, come un attore farebbe appello a una controfigura per girare una scena pericolosa. E ogni volta l’ambizioso quarantenne siciliano accetta.
Due anni fa il Cavaliere gli ha affidato la segreteria del suo partito, il Popolo della libertà, quando i sondaggi lo avevano convinto che il suo nome – implicato in troppi scandali – sarebbe stato poco convincente per molti elettori di centrodestra. Alfano ha accettato di buon grado, convinto che si trattasse di un anticipo sull’eredità che non avrebbe tardato a ricevere per intero.
In seguito Berlusconi gli ha prospettato una candidatura a premier dopo delle primarie sul modello di quelle organizzate dal Partito democratico. Il delfino vedeva finalmente arrivare la sua ora, sicuro di vincere queste elezioni, ma Berlusconi gli ha letteralmente tagliato l’erba sotto ai piedi decidendo alla fine di dicembre del 2012 di ripresentarsi. Addio primarie e ritorno del principe. Alfano ha incassato senza mostrare nessuna amarezza.
Qualche settimana dopo nuovo cambiamento di rotta. Alfano veniva a sapere che Berlusconi lo designava come presidente del consiglio in caso di vittoria della coalizione di destra, riservandosi il posto di ministro dell’economia ritenuto da lui molto più importante. Passando da favorito a zimbello del Cavaliere, Alfano è stato solo ridicolo. Ma in fin dei conti non più di qualunque numero due che sa di dover pagare con qualche prepotenza lo scotto della sua filiazione.
In realtà Alfano fa di tutto per rimanere vicino al Cavaliere, che in più di vent’anni di vita politica ha già “sepolto” più di un delfino (tra gli altri, Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini). Quando era ministro della giustizia, Alfano ha moltiplicato i tentativi di costruire uno scudo giudiziario (ma senza grande successo) in grado di resistere alle gravi accuse rivolte a Berlusconi. Due settimane fa, sulla scalinata davanti al tribunale di Milano, Alfano ha manifestato insieme ad alcune decine di parlamentari del suo partito contro i magistrati che devono giudicare il suo capo. Probabilmente è la prima volta che in Italia un ex ministro della giustizia manifesta contro dei magistrati.
Lunedì scorso, dopo che il Cavaliere aveva raccolto due giorni prima a Roma un po’ più di centomila simpatizzanti a piazza del Popolo, Berlusconi ha di nuovo inviato il suo delfino in avanscoperta. Sapendo che il suo nome rimane un ostacolo insormontabile alla nascita di un accordo con la sinistra in grado di assicurare la governabilità dell’Italia, questa volta Berlusconi ha ritirato fuori la carta Alfano per il posto di viceministro di Pier Luigi Bersani. In altre parole, la controfigura si occupa ancora delle scene pericolose, ma ormai molti vedono in lui solo un burattino.
Traduzione di Andrea De Ritis.
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