28 marzo 2013 16:07

Non si conosce ancora la percentuale di audience realizzata dalla trasmissione in streaming (largamente ripresa dalle tv) dell’incontro tra Pier Luigi Bersani, il leader del Partito democratico (Pd) incaricato di formare un governo e di presentarlo a un voto di fiducia ai due rami del parlamento, e i rappresentanti del Movimento 5 stelle (M5s) che si è svolto mercoledì 27 marzo dalle 10 alle 10.31, per essere precisi.

L’unica cosa certa è che ancora una volta l’Italia, grande portatrice di novità in questo campo, è riuscita a inventarsi qualcosa di nuovo in politica: il negoziato in diretta.

La scena si svolge nella sala del Cavaliere della camera dei deputati, dove da sabato Bersani - di solito lontano dalle telecamere - conduce le sue consultazioni. Da una parte e dall’altra di un tavolo abbastanza largo per impedire a partecipanti di venire alle mani, ci sono Bersani, accompagnato da Enrico Letta (vicesegretario del Pd), e di fronte a lui Vito Crimi e Roberta Lombardi, rispettivamente presidente del gruppo M5s al senato e alla camera. Dietro di loro altri rappresentanti e parlamentari del partito di Beppe Grillo sembrano gli invitati a un matrimonio o gli spettatori di un processo. Qualcuno prende appunti.

È ormai un mese che tutti conoscono le posizioni degli uni e degli altri. Bersani, che ha la maggioranza alla camera ma non al senato, vuole cercare di conquistare i grillini per dare vita a un “governo di cambiamento”. Al contrario la destra berlusconiana e i parlamentari di Mario Monti vogliono un governo di coalizione che Bersani rifiuta. I grillini vogliono fare il loro governo.

Insomma il blocco istituzionale è assoluto e non si escludono nuove elezioni. Ma anche se lo scenario lascia poco spazio a un eventuale colpo di scena e ancora meno a un possibile lieto fine, si guardava a questo incontro con la vaga speranza di poter assistere in diretta a un cambiamento di situazione. Ecco com’è andata.

Bersani drammatizza (o quanto meno è quello che speriamo) parlando di “terribili problemi che aspettano” il paese nei prossimi mesi. Finge un atteggiamento disinteressato: “Solo un insano di mente può avere la fregola di governare in questo momento”. Promette una riforma della vita politica e delle istituzioni. Fa ricorso all’enfasi e alla retorica: “Io sono pronto a prendermi una responsabilità enorme: chiederei a ciascuno di prendersene un pezzettino”.

Come due studenti testardi e poco concilianti convocati nell’ufficio del preside, Roberta Lombardi e Vito Crimi abbassano gli occhi. Ma quando tocca a loro parlare non mostrano alcun segno di pentimento. Roberta Lombardi afferma: “Sono vent’anni che sento questo discorso e non avete fatto nulla. Ho l’impressione di vedere

Ballarò”. A sua volta Crimi (non senza aver guardato diverse volte la sua collega per assicurarsi che fosse d’accordo): “Abbiamo bisogno di prove. Tutt’al più possiamo votare alcune misure, ma la fiducia no”. Bersani piega e ripiega un foglio, mette via la penna e riprende a parlare: “Purtroppo qui non è Ballarò, qui è una cosa seria”. Si capisce che è arrabbiato, ma per fortuna il tavolo è largo.

Per concludere, una riflessione: decidendo di mettere alla portata di tutti dei negoziati che finora rimanevano riservati, l’M5s dovrebbe essere cauto. Infatti la trasparenza e il controllo a cui i deputati e senatori di Grillo si sottopongono (peraltro non sempre) possono rivelarsi una trappola. La trasmissione in streaming delle loro riunioni si trasforma a poco a poco in una sorta di programma televisivo, che peraltro le tv possono utilizzare senza neppure pagare niente.

Di conseguenza, all’insaputa dei partecipanti medesimi, questa trasmissione finisce per obbedire ad altre regole. Nonostante una lunga inquadratura fissa alla Andy Warhol e un’immagine non molto nitida che dovrebbero garantire una certa forma di distanza, il telespettatore giudica la prestazione degli uni e degli altri in funzione dell’empatia che dimostrano. E da questo punto di vista sembra che Bersani non se la sia cavata troppo male in questa prova in cui aveva tutto da perdere e nulla da guadagnare.

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