1. Orchestra Notte della Taranta, Ndo ndo ndo
Magari qualcuno non vedeva l’ora di sentire Ligabue cantare di “pesce fritto e baccalà”. C’è della generosità in ciò, ma è come mettere voci bianche viennesi a fare i Niggaz With Attitude. E quegli arrangiamenti competenti classic rock dell’ex Roxy Music, Phil Manzanera? Un piatto troppo ricco, un timballo che in Salento non si fa. Qui si ama la popolare pizzica di san Vito e i suoi derivati, ma a tratti questa mitica nottata di Melpignano immortalata nell’album live Viva la taranta fa pensare a un gioco apericena da ecoresort.

2. Franco Micalizzi, They call him Tarantino
Il banjo, il vento del deserto, le campane, i grilli di una ritmica raccogliticcia solo in apparenza: i primi 30 secondi di questo pezzo sono una piccola lectio magistralis di spaghetti del west, e siamo in presenza del vicemorricone di tanti western di serie b e poliziotteschi in passato saccheggiati nei film di Quentin Tarantino. A cui Micalizzi dedica il primo dei 17 ritratti musicali del suo nuovo lavoro, Celebrities. Si va dal gustoso al kitsch, e da Tom Jobim a Sharon Stone. Vale anche come ricettario per pastiche musicali cucinati a puntino.

3. Bonetti, A Loano va bene
“E arrivi con una faccia che è tutta un programma, e dici: basta, ho bisogno di mare”. È un incipit buono questo, con quella sua filigrana contiana da Genova per noi, e un altro piemontese scivola giù verso la Liguria. E la tristezza invernale della riviera evocata con tratto grottesco anche in copertina del suo album Camper fa simpatia. Che poi, chi è che vuole andare a vedere il concessionario dei camper a Santhià? Lo ascolti e pensi a chi si fa l’estate piovosa sulle coste inglesi e poi magari finisce in una fotogallery di vacanzieri sfigati sul Guardian.