16 gennaio 2015 16:00

Le complicatissime votazioni dei membri della Motion pictures association of America hanno portato al solito misto di esclusioni che fanno sensazione, sorprese che poi così sorprendenti non sono e grandi classici (fondamentalmente la ventesima nomination per Meryl Streep) che servono comunque a ricordarci che siamo sempre e comunque di fronte alle nomination agli Oscar.

Guidano l’inevitabile conta delle nomination Grand Budapest hotel di Wes Anderson e Birdman di Alejandro González Iñárritu con nove candidature. Altri film con grandi possibilità di portarsi via statuette pesanti sono Boyhood, The imitation game, American sniper e The theory of everything. Esclusi eccellenti due film che hanno segnato sicuramente la stagione cinematografica come Interstellar di Christopher Nolan e Gone girl di David Fincher, ma non ci si può stupire più di tanto. Altro grande escluso (a sentire radio oscar) Unbroken di Angelina Jolie.

Nella categoria come miglior film partecipano quest’anno otto pellicole, ma quelle più accreditate per la vittoria finale sembrerebbero Boyhood e Birdman, entrambi film particolari, ognuno a modo suo. Se dovesse prevalere il carattere “conservatore” degli Academy awards non si possono escludere exploit di The imitation game, Theory of everything o addirittura American sniper: mai sottovalutare le biografie di eroi, geni affetti da gravi malattie, come Stephen Hawking, o comunque anticonformisti come Alan Turing. Outsider affascinanti Grand Budapest hotel e Whiplash, ma non ci crede nessuno.

Michael Keaton in Birdman. (Fox Searchlight Pictures/Everett/Contrasto)

Il discorso sui geni e gli eroi ci catapulta direttamente nella categoria per il miglior attore protagonista. Molti vedono favorito Michael Keaton: la sua interpretazione di un attore che cerca il ritorno in grande stile dopo un periodo buio seguito alla scelta, all’apice della sua carriera, di interpretare un supereroe, ricalca la sua vicenda. E il carosello “meta” non può lasciare l’Academy insensibile. Ma Michael Keaton (protagonista di una delle più belle sequenze dell’anno, in cui si aggira seminudo per Times Square) dovrà vedersela con più di un osso duro. Intanto Benedict Cumberbatch che è un po’ l’attore del momento e poi interpreta il genio anticonformista. E poi c’è Bradley Cooper che non solo interpreta un eroe americano, ma è anche ingrassato, un dettaglio sempre tenuto in considerazione al momento di assegnare le statuette. E poi c’è il super-outsider, Eddie Redmayne, che interpreta il genio affetto da grave malattia. Tutti ruoli del tipo per cui l’Academy ha sempre dimostrato un debole. Se dopo tutto questo dovesse vincere Steve Carell potremo sempre appellarci alla scelta dell’attore comico che si trasforma per passare a un ruolo drammatico.

Diverso il discorso per l’attrice protagonista. Julianne Moore (Still Alice) nel ruolo di una prof che scopre di avere l’Alzheimer sembra fare corsa a sé. Sempre che non ci siano sorprese, Marion Cotillard, Rosamund Pike (unica nomination per Gone girl), Felicity Jones e Reese Whiterspoon non dovrebbero riuscire a insidiarla.

Regia: personalmente mi piacerebbe vedere premiato Richard Linklater (Boyhood), ma la lotta è dura, almeno con Alejandro González Iñárritu che firma il film più estroso, con quei lunghi pianosequenza e un supercast da gestire. Colpisce tra i registi l’assenza di Clint Eastwood vista anche la presenza di Morten Tyldum (The imitation game). Piacerebbe anche vedere premiato Wes Anderson, se non altro per la sua costanza e la sua coerenza. Ma non ci crediamo più di tanto.

Patricia Arquette, al centro, con Lorelei Linklater ed Ellar Coltrane in Boyhood. (Ifc Films/Everett/Contrasto)

Anche sugli attori non protagonisti vogliamo sbilanciarci: Patricia Arquette (probabile) e Ethan Hawke (meno probabile) dovrebbero vincere anche solo perché hanno fatto un lavoro inedito. Certo Edward Norton in Birdman è trascinante e premiare J.K. Simmons significherebbe dare un riconoscimento a un grande e versatile caratterista.

Fermiamoci qui, almeno per ora. Da adesso al 22 febbraio quando saranno assegnati gli Oscar, ci sarà modo e tempo di tornare sull’argomento. Proveremo a fare anche pronostici più sbilanciati (sbagliando quasi tutto, come al solito). Comunque l’Academy ha sempre dimostrato di essere un’istituzione conservatrice. Vedremo in che modo ce lo confermerà quest’anno, deludendoci e/o sorprendendoci. Come ogni anno.

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