15 gennaio 2021 10:12

Dimenticate la transizione statunitense. Le elezioni più importanti si svolgono questo fine settimana, in Germania. Un migliaio di delegati della Cdu, il partito cristianodemocratico, eleggerà infatti il proprio presidente, possibile successore di Angela Merkel alla cancelleria.

Difficile immaginare una Germania senza Merkel, eppure la cancelliera si appresta a uscire di scena dopo le elezioni legislative di settembre e dopo ben sedici anni trascorsi alla guida del governo federale. La popolarità di Merkel resta intatta, attorno al 70 per cento di gradimento. Quale altro leader occidentale può vantare un simile risultato dopo anni trascorsi al governo? In ogni caso la decisione, presa dopo risultati elettorali insoddisfacenti nel 2018, è irrevocabile.

L’elezione del presidente della Cdu può sembrare un fatto trascurabile, ma non possiamo dimenticare che la Germania è al contempo la prima economia d’Europa e la potenza principale del continente. Per la Francia, la Germania è anche il principale partner e il paese con cui il grado di intimità politica è maggiore, tra complicità e irritazione e sul filo delle diverse “coppie” che si sono formate tra presidenze francesi e cancellerie tedesche.

Tre uomini in lizza
Il prossimo leader della Cdu sarà un uomo, perché uomini sono i tre candidati che si presentano per prendere il posto di una donna, Annegret Kramp-Karrenbauer, scelta da Merkel ma costretta a gettare la spugna vista l’impossibilità di imporsi.

I delegati della Cdu dovranno scegliere fra tre personalità ben diverse.

Friedrich Merz è il rivale liberale di Merkel, un ricchissimo sessantenne che sostiene un approccio all’immigrazione destinato a recuperare gli elettori conservatori che si sono avvicinati all’estrema destra; ed anche più euroscettico e vicino ai cosiddetti paesi frugali.

Armin Laschet, capo dell’importante land della Nordreno-Westfalia, si limita a iscriversi nella continuità di Angela Merkel.

Norbert Röttgen, un ex ministro dell’ambiente e attualmente dinamico presidente della commissione per gli affari esteri del Bundestag, è l’outsider in rimonta.

La scelta avrà un peso innegabile sull’evoluzione dell’Unione europea

In realtà bisognerebbe contare un quarto uomo in corsa per la cancelleria, anche se non è candidato. Si tratta di Markus Söder, capo della Csu, l’Unione cristiana sociale della Baviera, e molto popolare grazie alla sua apprezzabile gestione della pandemia di covid-19. Söder è un possibile candidato comune dell’alleanza Cdu-Csu.

Tutti i governi europei attendono con grande interesse e un po’ d’inquietudine di sapere chi sarà eletto, perché la scelta avrà un peso innegabile sull’evoluzione dell’Unione europea. Un esempio: in estate è stata la conversione di Angela Merkel, in tandem con Emmanuel Macron, a permettere l’azione del piano di rilancio europeo con una parte di debito condiviso. Senza Merkel, il piano non aveva alcuna possibilità di riuscita. È poco probabile che un politico come Friedrich Merz l’avrebbe firmato.

A Parigi si dicono sereni a prescindere da quale sarà la scelta della Cdu, e scommettono sulla maturità dei rapporti franco-tedeschi e su un peso europeo che finirebbe per imporsi sul cancelliere, a prescindere da chi sarà. Ma è chiaro che una parte del destino dell’Europa è nelle mani di un migliaio di delegati della Cdu, che nel fine settimana si riuniranno in videoconferenza, come prevedono le norme anti-covid.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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