19 marzo 2021 09:46

Durante la campagna elettorale Donald Trump lo aveva soprannominato “sleepy Joe”, “Joe l’addormentato”. Ora Joe Biden si è evidentemente risvegliato e vuole dimostrarlo ai due rivali strategici degli Stati Uniti, la Russia e la Cina, che sembravano non averlo preso sul serio.

In pochi si aspettavano che Biden rispondesse “I do”, “Sì, lo penso”, a questa domanda di un giornalista: “Lei pensa che Vladimir Putin sia un assassino?”. Anche Putin è rimasto spiazzato, tanto che ha immediatamente richiamato il suo ambasciatore, la manovra più immediata per mostrare la sua disapprovazione senza compromettere i rapporti con un altro paese.

Il 18 marzo gli emissari di Biden hanno incontrato ad Anchorage, in Alaska, i rappresentanti del numero uno cinese Xi Jinping per un primo contatto diretto, che tuttavia ha assunto i toni di uno scontro, al punto tale che non ci sarà il previsto comunicato congiunto al termine dei due giorni di incontri.

Campo libero
A Mosca come a Pechino, l’idea dominante è che le democrazie occidentali, e soprattutto gli Stati Uniti, siano deboli, divise e in declino.

Per quattro anni Putin ha avuto le mani libere con un Trump sorprendentemente passivo nei confronti della Russia. Ma possiamo tornare ancora più indietro, al 2013 e alla decisione di Barack Obama (di cui Biden era vicepresidente) di non intervenire in Siria nonostante l’uso di armi chimiche da parte di Assad. All’epoca Obama lasciò il campo libero a Putin, che ne ha approfittato per riaffermare le ambizioni di Mosca.

I leader cinesi sono convinti che gli Stati Uniti siano in fase di declino

Lo stesso discorso vale per Pechino, dove la gestione disfunzionale dell’era Trump, soprattutto rispetto alla pandemia di covid-19, ha convinto i leader cinesi che gli Stati Uniti fossero in declino. Tra l’altro, dopo due anni di guerra commerciale con Washington, l’anno scorso la Cina ha registrato una crescita economica, mentre gli Stati Uniti erano in recessione e penalizzati dalle problematiche interne.

Un mondo brutale
È questa l’immagine che Biden vuole cancellare, imponendo quella di un paese pronto a superare la pandemia, a rilanciare la sua economia grazie all’iniezione massiccia di dollari e a farsi rispettare sulla scena internazionale.

Attaccare personalmente Putin non è una scelta diplomatica, ma in questo modo Biden ha voluto ristabilire i rapporti di forza. Lo ha fatto con un linguaggio brutale, adatto a un mondo brutale. Il nuovo presidente è stato irritato in modo particolare dalla portata dell’attacco informatico contro i sistemi statunitensi, attribuito ai russi, e ha promesso di rispondere.

Siamo entrati in un’epoca segnata dalla revisione dei rapporti di forza, in un mondo multipolare senza regole del gioco che ha preso il posto del regno incontrastato degli Stati Uniti. Nessuno ha interesse a essere “gentile” in un periodo simile carico di tensioni, perché il rischio è quello di restare emarginati quando bisognerà definire le regole.

Per quanto tempo Biden continuerà a “fare il duro”? Probabilmente fino a quando riterrà che il messaggio non sia stato recepito a Mosca e a Pechino. Un periodo che rischia di essere piuttosto lungo…

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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