09 febbraio 2022 10:20

Nella frenesia diplomatica che circonda la crisi ucraina merita una certa attenzione la riunione del triangolo di Weimar, una struttura informale di cui fanno parte la Germania, la Polonia e la Francia. L’8 febbraio, a Berlino, si sono incontrati il cancelliere Olaf Scholz (di ritorno da Washington), il presidente polacco Andrzej Duda e il presidente francese Emmanuel Macron, in arrivo da Kiev.

Il vertice è stato tutt’altro che banale. In questo momento assistiamo a una svolta della Polonia, paese guidato da un partito nazionalista-conservatore, Legge e giustizia (PiS), che fino a questo momento è stato in aperto conflitto con Bruxelles. Chiamiamolo il “miracolo di Putin”: oggi Varsavia ha chiaramente stabilito che la minaccia russa è più grave dell’“imperialismo di Bruxelles”, e cerca di riavvicinarsi ai suoi partner.

Negli ultimi giorni la Polonia ha avviato il regolamento di due contenziosi che le sono valsi due condanne da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea. Uno riguarda lo stato di diritto interno, mentre l’altro nasce da un conflitto con i vicini della Repubblica Ceca a proposito di una miniera di carbone. Questo ripensamento, però, non ha impedito alla Commissione di imporre una serie di sanzioni finanziarie a Varsavia il 7 febbraio. È una risoluzione rara, che ora la Polonia sta cercando di ammorbidire.

Equilibrio instabile
Annunciando la settimana scorsa di aver proposto la soppressione della camera disciplinare della corte suprema, all’origine delle sanzioni imposte alla Polonia dall’Unione europea, il presidente Duda ha dichiarato: “Non abbiamo bisogno di questa battaglia. Ciò di cui ha bisogno la Polonia in questo momento è la calma. Davanti a tutte le minacce esistenti sulla scena internazionale servono un dialogo pacato e l’unità”.

In questo paese spaccato il parlamento ha votato all’unanimità (meno un voto dell’estrema destra) il sostegno all’Ucraina contro la Russia e un appello alla Germania affinché blocchi l’entrata in funzione del gasdotto Nord stream 2, che trasporterà il gas russo.

La svolta populista della Polonia e di altri paesi ha fatto fallire il progetto del triangolo di Weimar

Così facendo la Polonia si trova in una posizione di equilibrio instabile, perché alcuni dei suoi amici politici all’estrema destra dello scacchiere politico europeo sono apertamente favorevoli a Putin, soprattutto in Francia e in Italia. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, anche lui in conflitto con Bruxelles, ha rotto i ranghi durante una visita ufficiale in Russia il 1 febbraio negoziando un accordo per la fornitura di gas direttamente con Putin, a Mosca.

Questo riavvicinamento con la Francia e la Germania sarà duraturo? Difficile dirlo, perché il governo polacco resta ultraconservatore (la legge contro l’aborto del 2021 è una delle peggiori d’Europa) e non permette alleanze forti.

Il risveglio del triangolo di Weimar è comunque una buona notizia. L’organismo era stato creato nel 1991, dopo la caduta del muro di Berlino, con l’obiettivo di associare la Polonia, il più grande paese dell’Europa centrale, al tandem franco-tedesco, tradizionale motore dell’Europa. Ma la svolta populista della Polonia e di altri paesi ha fatto fallire il progetto. In seguito Varsavia ha scelto di fare parte del gruppo di Visegrád con Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, una forza euroscettica che ha cominciato ad avere un peso considerevole.

Oggi però il vento soffia in altre direzioni. Andrej Babiš, ex primo ministro populista ceco, ha ceduto il posto a un governo filoeuropeo, mentre le elezioni in Ungheria in programma ad aprile saranno molto combattute. Varsavia ne ha tratto le dovute conclusioni ed è tornata a un vecchio formato diplomatico che rimette la Polonia al centro dell’ingranaggio europeo. La Polonia, in tutto questo, è anche presidente di turno dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), dunque è uno degli attori politici della crisi ucraina.

Questi sono gli effetti collaterali della crisi russo-ucraina, un’onda d’urto di cui non abbiamo ancora registrato tutte le conseguenze.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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