09 giugno 2022 10:09

Sei mesi sono un arco di tempo piuttosto lungo in politica, soprattutto quando a poche centinaia di chilometri imperversa la guerra. Sei mesi fa Angela Merkel lasciava il potere dopo sedici anni, con una popolarità che molti leader a fine mandato le hanno invidiato. La sera del 7 giugno Merkel è uscita dal silenzio che si era imposta e si è trovata sulla difensiva in un paese trasformato, dopo il risveglio doloroso del 24 febbraio e mentre il silenzio dell’ex cancelliera sull’invasione dell’Ucraina era diventato pesante.

Intervistata a Berlino da un giornalista di Der Spiegel, Merkel non ha dimostrato propensione all’autocritica. “Ho fatto tutto quello che potevo per evitare che le cose andassero nella direzione sbagliata. Ma se la diplomazia ha fallito non significa che non fosse la strada giusta da seguire. Dunque non vedo perché dovrei scusarmi”.

Il dibattito è molto caldo in Germania, non per chiedere le scuse di Merkel ma per riconsiderare trent’anni di politica nei confronti della Russia. Merkel, evidentemente, non è l’unica a essere chiamata in causa. Il caso dell’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder, passato dalla guida della Germania a quella dell’azienda russa per la vendita di gas Gazprom, è ben più ingombrante.

Scarsa lungimiranza
La principale critica rivolta a Merkel è quella di aver mantenuto l’illusione di un’intesa con la Russia di Putin malgrado tutti i segnali d’allarme. Nel bilancio di Angela Merkel c’è il gasdotto Nord stream 2, tra la Russia e la Germania, che la cancelliera ha voluto completare nonostante le pressioni. Il gasdotto, però, non ha mai funzionato, perché è stato la prima vittima dell’invasione dell’Ucraina.

Inoltre in questo bilancio emerge una scarsa lungimiranza davanti alle sfide di quella che potremmo chiamare Europa-potenza, che si tratti della posizione di difesa della Germania stessa o dell’affermazione collettiva degli europei sulla scena mondiale.

Il giorno dell’invasione dell’Ucraina l’ex cancelliera è caduta dal suo piedistallo

Per cinque anni Merkel ha ignorato gli appelli del presidente francese Emmanuel Macron in favore della sovranità strategica dell’Europa. Il paradosso è che Merkel è stata definita “leader del mondo libero” quando ha tenuto testa a Donald Trump, ma non ha saputo fare lo stesso con Vladimir Putin.

Le informazioni, durante i sedici anni di frequentazione con Putin, non sono certo mancate. Ma per la politica nata nella ex Germania Est il peso della storia spingeva verso un aumento degli scambi con la Russia come mezzo per tenerne a freno le tendenze peggiori. Però alla fine restano la dipendenza dal gas russo e tendenze tutt’altro che tenute a freno.

Il giorno dell’invasione dell’Ucraina il mondo di Angela Merkel è crollato, e l’ex cancelliera è caduta dal suo piedistallo. Esattamente ciò che è successo a Barack Obama, a cui non perdoneremo mai di aver permesso alla Russia di passare all’azione in Siria a partire dal 2013, in una prova generale della distruzione delle città ucraine.

Il punto non è giudicare Merkel oppure Obama con gli occhi e le informazioni del 2022, ma capire attraverso quali errori o quali incomprensioni strategiche siamo arrivati al ritorno della guerra in Europa.

L’ex cancelliera non ci aiuterà, ma è significativo che la personalità politica più popolare in Germania non sia più Merkel, bensì la ministra degli esteri ecologista Annalena Baerbock, che per certi versi è diventata l’anti Merkel.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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