06 febbraio 2023 09:55

L’aspetto più inquietante di questa vicenda non è il pallone spia, ma ciò che rappresenta. Il pallone cinese che ha sorvolato il territorio degli Stati Uniti ed è stato abbattuto il 4 febbraio da un caccia statunitense sull’Atlantico non costituiva in sé una minaccia, e di sicuro non aveva un peso rilevante rispetto agli arsenali in possesso dei due paesi.

Eppure l’apparecchio, sostanzialmente desueto, ha incarnato agli occhi degli statunitensi la “minaccia cinese” di cui sentono costantemente parlare. Finora questa minaccia era rimasta astratta e lontana, relativa a Taiwan o ai semiconduttori. Ora, invece, ha una forma precisa: quella di un pallone aerostatico apparso nei cieli del Montana sorvolando alcuni silos nucleari.

L’effetto principale del passaggio del pallone è di aver aggravato la febbre anticinese nella classe dirigente americana, attraverso tutto lo spettro politico. Una unanimità che ha pesato molto sulla decisione della Casa Bianca di rinviare il viaggio a Pechino del capo della diplomazia Antony Blinken, con il rischio di un ulteriore deterioramento di un rapporto già teso.

Gestire i disaccordi
La visita di Blinken, che il 6 febbraio avrebbe dovuto trovarsi a Pechino, sarebbe stata la prima di un segretario di stato americano in Cina dal 2018. L’appuntamento era stato fissato in occasione dell’incontro tra Joe Biden e il numero uno cinese Xi Jinping a margine del G20 di Bali, a novembre.

L’obiettivo della visita, più che avvicinare le posizioni, era quello di imparare a gestire i disaccordi e la rivalità tra i due giganti del ventunesimo secolo in un momento in cui esistono diversi focolai di tensione tra le due potenze, dalla guerra in Ucraina a Taiwan passando per i conflitti nel mar Cinese meridionale.

La ragione e l’interesse generale dovrebbero spingere i due paesi a riprendere un dialogo

Il rinvio del viaggio di Blinken rischia di prolungare il nervosismo nei rapporti sino-americani, alimentato ogni giorno da una serie di accuse, sospetti e minacce. Viene da chiedersi perché la Cina abbia voluto inviare un pallone sugli Stati Uniti in un momento in cui avrebbe dovuto riaprire un dialogo fondamentale per i rapporti tra i due paesi. Se davvero si trattava di un pallone meteorologico malfunzionante, come sostiene Pechino, dobbiamo concludere che la fiducia tra le due potenze è talmente compromessa e che gli Stati Uniti non hanno voluto credere a una sola parola di ciò che hanno detto i cinesi.

Se il pallone era invece uno strumento di spionaggio, allora il suo uso è stato un errore grave da parte di Pechino. Una risposta arriverà presto dall’analisi dei rottami che la marina americana sta recuperando.

La ragione e l’interesse generale dovrebbero spingere i due paesi a riprendere un dialogo, ma a Washington le posizioni rispetto alla Cina si sono inasprite e questo rende inevitabilmente più difficile la ricerca di un compromesso. Anche in Cina la reazione segue la linea nazionalista, per quanto non sia scontato che l’opinione pubblica sia davvero allineata.

Questo episodio evidenzia tutti i pericoli di un clima politico deleterio. Un pallone sui cieli del Montana può avere ripercussioni a migliaia di chilometri di distanza, per esempio a Taiwan. In questo contesto è importante evitare l’innesco di meccanismi incontrollabili.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it