13 febbraio 2023 10:17

Chiamiamola “guerra dei palloni”, perché di questo si tratta. Sul fronte americano sono ormai quattro gli oggetti volanti non identificati che nell’arco di una settimana sono stati distrutti dagli aerei da guerra.

Il primo è stato il famoso pallone-spia cinese scoperto nei cieli del Montana. Gli altri tre, la cui natura e nazione di appartenenza non sono ancora note, sono stati intercettati e distrutti rispettivamente sull’Alaska, sul Canada e sul Michigan. All’operazione hanno partecipato anche aerei canadesi, perché i due paesi condividono un comando comune, il Norad, incaricato di gestire la difesa aerea del Nordamerica.

Per non essere da meno, per riabilitarsi o forse solo per salvare la faccia, il 12 febbraio la Cina ha annunciato di aver intercettato a sua volta un pallone sospetto al largo delle sue coste, nel golfo di Bhai, nel mar Giallo, e di aver dato disposizioni perché sia distrutto.

Diverse incognite
In questa vicenda, che ha fatto sprofondare i rapporti sino-americani ai minimi storici dalla loro ripresa nel 1979, emergono diverse incognite.

Il fatto che il caso abbia assunto un’importanza così rilevante è sorprendente, perché in fondo non ha provocato morti. Se i tre oggetti abbattuti nel fine settimana saranno identificati come palloni-spia, questo pone degli interrogativi, ma in fondo nessuno può stupirsi del fatto che la Cina e gli Stati Uniti si spiino a vicenda.

Prima di superare questa crisi bisognerà trovare risposte. A cosa servivano i palloni?

I palloni (o oggetti volanti) non sono importanti in quanto tali, ma si iscrivono in un contesto di diffidenza e ostilità crescenti. E soprattutto sono arrivati in territorio americano scatenando un dibattito che negli Stati Uniti sfiora l’isteria. L’amministrazione Biden è stata spinta sulla difensiva dalle accuse dei repubblicani: perché le autorità non hanno agito più rapidamente? Come giustificare le lacune della difesa aerea? Forse il presidente è troppo “morbido” con la Cina? Donald Trump avrebbe sicuramente agito in modo diverso…

Questo inasprimento dei toni ostacola il processo di distensione di cui i rapporti tra Cina e Stati Uniti avrebbero bisogno e che era stato concordato da Xi Jinping e da Biden a Bali, a novembre, al margine del G20. Le buone intenzioni di allora sono ormai a un punto morto.

Prima di superare questa crisi bisognerà trovare risposte. A cosa servivano i palloni? Qual è la portata del programma di spionaggio cinese? Gli Stati Uniti hanno già reagito imponendo sanzioni alle aziende cinesi i cui componenti elettronici sono stati ritrovati sul primo pallone abbattuto sull’Atlantico.

Nel frattempo ha cominciato ad affiorare un’altra perplessità: secondo il Wall Street Journal le domande discrete fatte dagli Stati Uniti al ministero degli esteri cinese nel momento della scoperta del pallone hanno colto di sorpresa lo stesso ministero, che non era al corrente dei fatti e ha impiegato un giorno e mezzo a reagire. Troppo tempo. Sembra difficile che un’iniziativa simile possa essere stata presa in modo isolato nel sistema cinese, estremamente centralizzato. In ogni caso gli americani vogliono capire cosa sta accadendo prima di assumersi il rischio di riallacciare i rapporti con Pechino.

La vicenda potrebbe essere più complessa di quanto sembri, e andare al di là di una semplice “guerra dei palloni”. Tra le tensioni su Taiwan, la guerra tecnologica sempre più intensa e ora anche il mistero dei palloni, i rapporti tra Washington e Pechino sono piuttosto compromessi. E questo, naturalmente, comporta conseguenze per il mondo intero.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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