26 settembre 2016 18:14

Gianrico Carofiglio, Passeggeri notturni
Einaudi, 99 pagine, 12,50 euro

Si legge tutto d’un fiato. Novantanove pagine, tre per ognuno dei trenta racconti. Passeggeri notturni, come quelli che salgono a ogni fermata su un treno dai vagoni semivuoti e di cui, nello stato di dormiveglia, non è facile cogliere le voci. Qui, nel breve tempo di lettura delle tre pagine, sfilano riflessioni che sembrano aforismi, racconti fulminei e anche verbali processuali, testimonianza dell’assurdo quotidiano.

Si comincia con Quarto potere, con l’uso improprio di un giornale come un manganello, da ragazzino, per difendersi dai soprusi di un bullo, e si finisce con Stanze, a parlare con il padre dell’autore, con quella frase ribadita al figlio: “La morte non è niente. Io sono solo andato nella stanza accanto”. Non potevano mancare sprazzi di vita romana e incontri non sempre edificanti: dal faccendiere della prima repubblica che dà la sua ricetta per estirpare la corruzione a quel politico “neanche mascalzone” ma tronfio, che è al ristorante con la scorta “perché me la danno”. E poi i passeggeri colti sul fatto, in treno, appunto: la settantenne che flirta con uno sconosciuto e la filosofa che disserta su temi etici insolubili. State attenti quando parlate in treno: potrebbe esserci Carofiglio che cerca spunti per i suoi prossimi racconti.

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