20 maggio 2009 00:00

Secondo le stime più aggiornate, in Spagna il tasso di disoccupazione arriverà al 20 per cento, cioè riguarderà una persona su cinque tra quelle che fanno parte della forza lavoro. Tra i giovani spagnoli, in particolare, la disoccupazione si sta avvicinando pericolosamente al 40 per cento.

Come il mercato del lavoro italiano, anche quello spagnolo è di tipo dualistico: da un lato ci sono molte persone con contratti a tempo determinato, che possono semplicemente non essere rinnovati alla scadenza; dall’altro ci sono lavoratori con contratti a tempo indeterminato, che sono protetti contro il rischio di licenziamento. Le riduzioni di manodopera si concentrano sui lavoratori con contratti a tempo determinato.

A differenza dell’Italia, tuttavia, in Spagna ci sono sussidi di disoccupazione che coprono anche i lavoratori temporanei. Non c’è tempo da perdere, quindi, con la riforma degli ammortizzatori sociali in Italia. Bisognerà anche cambiare il percorso di ingresso nel mercato del lavoro. Il fatto è che durante le recessioni le imprese assumono solo con contratti temporanei ed evitano di formare i loro dipendenti, sapendo che il rapporto di lavoro prima o poi dovrà finire. In questo modo, però, rischiamo di perdere intere generazioni di lavoratori entrate nel mercato durante la crisi.

Lavoratori con una produttività destinata a restare molto al di sotto del loro potenziale. è successo in Giappone e in Svezia negli anni novanta. Se non vogliamo che si ripeta da noi, dobbiamo riformare anche i percorsi di ingresso nel mercato del lavoro, garantendo più stabilità e riducendo il dualismo. (con lavoce.info)

Internazionale, numero 796, 22 maggio 2009

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