28 giugno 2012 00:00

La Banca d’Italia ha circa settemila dipendenti. Le donne sono il 35 per cento del totale e il 22 per cento dei dirigenti. La mancanza di donne ai vertici è dovuta certamente a fattori sociali e demografici, ma che dire del fatto che anche tra i neoassunti laureati le donne sono in minoranza? Nei concorsi che si sono tenuti tra il 1998 e il 2009, le donne sono state il 62 per cento dei partecipanti, ma solo il 36 per cento degli idonei. Analizzando su lavoce.info il processo di selezione dei dipendenti della banca centrale, Claudia Biancotti, Giuseppe Ilardi e Claire Lavinia Moscatelli hanno cercato di capire perché la maggior parte delle donne non supera le selezioni.

Uno dei motivi principali è il forte processo di autoselezione dei candidati: molte donne con maggiori possibilità di successo decidono di fare domanda altrove. Non è così per gli uomini più qualificati per queste posizioni, per i quali la Banca d’Italia è la destinazione più ambita. A questo fattore è riconducibile il 40 per cento del divario di genere nei risultati concorsuali. Un ulteriore 34 per cento è attribuibile a effetti come l’avere un figlio ancora piccolo. Ma circa un quarto del divario resta inspiegato. Ci potrebbe essere una discriminazione implicita nel processo di selezione per cui, a parità di condizioni, un uomo è preferito a una donna. Oppure un problema di autostima: spesso le donne si fidano di meno delle loro intuizioni e, proprio per questo, potrebbero non rispondere alle domande più impegnative. Purtroppo per le candidate i punteggi del test premiano una certa propensione al rischio.

Internazionale, numero 955, 29 giugno 2012

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