11 agosto 2016 18:00

È di nuovo tempo di vacanze, e di fare i bagagli, cercando di capire quanti libri posso far entrare in una valigia e riuscire ancora a sollevarla. E di nuovo la stessa vacanza, in una villa presa in affitto assieme a un gruppo di amici. Un anno dopo l’altro cambiano le località, cambiano gli amici, i bambini crescono, ma non cambia il suo carattere, pigro e poco avventuroso.

Ce ne stiamo stesi come lucertole a bordo piscina tutto il giorno, poi di sera giochiamo a carte, ci lamentiamo del caldo e ci crogioliamo alla luce del sole, i giorni passano con una tale lentezza che a malapena ce ne rendiamo conto, si avviano piano piano verso l’ora cena, quando qualcuno alla fine dice: “Sta rinfrescando. No?”. È piena di chiacchiere, alcol e libri, tutte cose che adoro. Il problema è uno solo: quanti libri posso portare, e come faccio a sceglierli?

Tutto ciò che desidero è una buona lettura, sulla spiaggia come in qualsiasi altro posto

Adoro le doppie pagine dei giornali dedicate ai consigli di lettura per le vacanze, le leggo sempre, un po’ intimorita da quelli che scelgono le storie della seconda guerra mondiale e intrigata da quelli che sembrano avere le idee chiarissime su come debba essere un libro per le vacanze. Quando una rivista mi chiede quale sia la mia “lettura da spiaggia” ideale non so mai cosa dire, perché spesso trovo che i libri “che ti fanno stare bene” non mi fanno stare bene affatto e che le “letture facili” non sono facili da leggere quando i miei occhi sorvolano annoiati le pagine.

Tutto ciò che desidero è una buona lettura, sulla spiaggia come in qualsiasi altro posto. Forse pensiamo che le letture per le vacanze dovrebbero riguardare solo cose piacevoli. Una sdraio non è il posto dove macinare pagine guidati dal senso del dovere. Il tempo libero mi rende meditabonda, essere in un luogo diverso mi apre la mente, la libertà dalla routine e dal lavoro noioso è fonte di ispirazione e il vino a pranzo mi fa diventare un po’ filosofa, perciò anche se leggo alcuni dei libri mezza sbronza su una sdraio, un buon libro riuscirà a farsi strada in mezzo alla foschia.

Minimalismo e poesia potente

È capitato di ritrovarsi attorno alla piscina tutti con gli stessi libri – Un giorno di
David Nicholls o L’amore bugiardo di Gillian Flynn – ma spesso le scelte sono più difficili. Tenuto conto di questo, scrivo dunque qualche suggerimento sulle letture per le vacanze. Ho letto molti libri quest’anno, perché ho fatto parte della giuria del premio Baileys per le autrici di fiction e della giuria dei premi Forward per la poesia: perciò ecco qualche dritta.

L’intera selezione finale del premio Baileys vale il vostro tempo, e tra i libri che non sono entrati nella lista vi suggerisco assolutamente questi due: Mi chiamo Lucy Barton, un capolavoro minimalista di Elizabeth Strout, un libro profondo travestito da lettura breve e semplice, e At hawthorn time di Melissa Harrison, un tipo moderno di scrittura “agreste” che parla di persone in cerca di un loro posto e della vita rurale.

Sarò circondata da persone e colline mentre penserò alla solitudine urbana. Non vedo l’ora

Poi c’è The little red chairs di Edna O’Brien, la cui esclusione perfino dalla selezione più ampia mi ha spezzato il cuore, anche se a ben pensarci si tratta di un libro troppo lugubre da leggere in vacanza, pure per me. Leggetelo quando tornate a casa, ma leggetelo: è scritto in modo straordinario.

E la poesia? Citizen di Claudia Rankine, che l’anno scorso ha vinto il Forward come migliore raccolta, è di una potenza straordinaria. Mi hanno molto colpito le sue osservazioni sul razzismo, le sue descrizioni sul non essere visti, e il saggio su Serena Williams. Raccomando anche The silvering di Maura Dooley, un libro di versi riflessivi e semplici solo in apparenza, di grande bellezza lirica, acuto e attento.

Andando oltre i premi, ho molto amato Grief is the thing with feathers di Max Porter. Sì, è pieno di morti, corvi e bambini in lutto, ma è anche divertente e pieno di un’allegra inventiva, perciò lo leggerei volentieri sulla mia sdraio. Città aperta di Teju Cole è intelligente e riflessivo se al sole vi piace sentirvi cerebrali, e The wife di Meg Politzer è una satira geniale dell’ambizione letteraria con il ritratto di un matrimonio che vi metterà in imbarazzo.

E io? Quali libri porterò con me? Ho scelto il memoir di Margo Jefferson Negroland, Hotel du Lac di Anita Brookner, con la sua splendida copertina nuova che ha richiamato la mia attenzione in libreria, e The lonely city di Olivia Laing, il cui sottotitolo è Adventures in the art of being alone. Sarò circondata da persone e colline mentre penserò alla solitudine urbana. Non vedo l’ora.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è stato pubblicato dal settimanale britannico New Statesman.

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