21 ottobre 2009 00:00

Secondo Eurobarometer gli europei dell’Unione stentano a sfruttare il multilinguismo radicato nella loro storia e sono ancora lontani dall’obiettivo di conversare in almeno due altre lingue oltre la propria. Anzi, il 44 per cento degli intervistati dichiara di non conoscere altra lingua oltre quella nativa e in molti paesi si supera il 50 per cento.

Le percentuali peggiori si registrano in Irlanda e Gran Bretagna, che tuttavia fanno caso a sé dato il ruolo dell’inglese, seconda lingua per il 38 per cento dei cittadini europei, con punte molto alte in Svezia (89), Malta (altro caso a sé) e Paesi Bassi (87). Nella classifica dei paesi più ignari di lingue dopo Irlanda e Gran Bretagna troviamo Italia, Ungheria, Portogallo e Spagna. Cosa scoraggia gli europei dall’imparare le lingue straniere?

L’ultima indagine campionaria di Eurobarometer ancora una volta conferma che le lingue si studiano soprattutto a scuola, ma non sempre s’imparano. Per impararle davvero dopo la scuola, i fattori che ostacolano l’apprendimento sono mancanza di tempo (34 per cento), scarsa motivazione (30) e costo delle lezioni (22). La Toile de l’éducation di Le Monde segnala ora un’iniziativa di formazione a distanza che può aiutare a scavalcare queste difficoltà.

Il sito Breakingnewsenglish.com rende disponibili brevi articoli di attualità in inglese in versione audio accompagnati da esercizi di apprendimento da condividere possibilmente con compagni di studio via chat e Skype. Please (come diceva il napoletano a Londra), please you can.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it